ZOB

La Żydowska Organizacja Bojowa (ŻOB, termine polacco per “Organizzazione ebraica di combattimento”; è stata un movimento di resistenza ebraica durante la seconda guerra mondiale che ebbe la propria sede nel ghetto di Varsavia. La ŻOB era formata principalmente da giovani appartenenti ai movimenti giovanili sionisti di sinistra ed ebbe un ruolo centrale durante l’insurrezione del ghetto di Varsavia. Dopo la liquidazione del ghetto alcuni appartenenti alla ŻOB parteciparono, insieme alla resistenza polacca, alla rivolta di Varsavia.
Il 22 luglio 1942 le autorità tedesche di occupazione emanarono un decreto con il quale si stabilì il destino del ghetto: tutti, senza distinzione di età o sesso, dovevano essere “reinsediati” nei territori dell’Est. A seguito di questo ordine iniziò una massiccia deportazione degli ebrei che proseguì fino al 12 settembre 1942 e che vide circa 300.000 persone essere rastrellate e deportate, molte verso il campo di sterminio di Treblinka. Quando questa prima deportazione terminò la popolazione ebraica di Varsavia era ridotta a 55.000-60.000 abitanti.
Il 18 gennaio 1943 i tedeschi iniziarono una seconda ondata di deportazioni. Tra i primi ebrei incolonnati erano presenti numerosi combattenti della ŻOB, infiltratisi intenzionalmente. Comandati da Mordechai Anielewicz essi attesero un segnale concordato per uscire dalle colonne ed iniziare un violento combattimento armato contro le unità di scorta tedesche mentre le colonne di deportati si sparpagliavano e la notizia dei combattimenti si diffondeva velocemente nel ghetto informando gli abitanti delle intenzioni naziste.
La liquidazione del ghetto iniziò durante la festa di Pesach, la Pasqua ebraica, il 19 aprile 1943. Le strade del ghetto erano deserte, la maggior parte dei 30.000 abitanti rimasti era nascosta in sotterranei adeguatamente predisposti, molti dotati di elettricità ed acqua corrente ma che non permettevano nessuna via di fuga.
Quando i tedeschi marciarono dentro il ghetto si scontrarono con la fiera resistenza armata dei combattenti che li attaccarono sparando dalle finestre dei piani superiori dei palazzi. I difensori del ghetto utilizzarono diverse tattiche di guerriglia e disponevano del vantaggio tattico di trovarsi in alto rispetto ai loro avversari; questo vantaggio venne annullato quando i tedeschi iniziarono ad incendiare sistematicamente tutti i palazzi obbligando i difensori a rifugiarsi negli scantinati. Il fuoco consumò rapidamente l’ossigeno degli scantinati dei palazzi rendendoli delle soffocanti trappole mortali.
Anche dopo la distruzione del ghetto un piccolo numero di ebrei riuscì a trovare scampo nascondendosi nella zona “ariana” della città: durante gli ultimi mesi del ghetto circa 20.000 ebrei, riuscirono a fuggire.