Turchia

Guidata da Atatürk nei suoi primi quindici anni di vita, la Repubblica turca si fondò sui sei principi di base incorporati nella Costituzione: governo repubblicano (basato sulla sovranità popolare); nazionalismo turco (che enfatizzava la specificità turca rispetto all’elemento arabo e l’indipendenza da influenze straniere); populismo (con l’idea che la Grande assemblea nazionale dovesse rappresentare tutti gli interessi economici e sociali del paese); laicismo (che implicava la completa separazione tra religione e stato); statalismo (intervento dello stato nei principali settori della vita economica con funzione di guida); rivoluzione (tutti i cambiamenti dovevano essere realizzati contemporaneamente, così da permettere alla società turca una modernizzazione e uno sviluppo estremamente rapidi).
Durante il governo di Atatürk la Turchia registrò sostanziali progressi in ogni campo e stabilì buone relazioni con i vicini balcanici; ebbe invece scarsi contatti con i paesi musulmani, temendo che potessero interferire con il processo di laicizzazione dello stato. Nei confronti delle minoranze e in particolare quella curda, Atatürk perseguì a sua volta una severa politica repressiva.
Nel 1938, alla morte di Atatürk, il suo più stretto collaboratore Ismet Inönü assunse la presidenza della repubblica e la guida del Partito repubblicano del popolo (RPR). Memore della terribile esperienza della prima guerra mondiale, Inönü mantenne la Turchia neutrale per gran parte del secondo conflitto mondiale e solo nel febbraio 1945 dichiarò guerra a Germania e Giappone.