Pierre Laval

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Pierre Laval (Châteldon, 28 giugno 1883 – Fresnes, 15 ottobre 1945) è stato un politico francese.
Fu il Primo Ministro della Francia per quattro volte: la prima volta dal 27 gennaio 1931 al 14 gennaio 1932, la seconda volta dal 14 gennaio al 20 febbraio 1932, la terza volta dal 7 giugno 1935 al 24 gennaio 1936 e la quarta volta dal 18 aprile 1942 al 20 agosto 1944.
Fu eletto Persona dell’anno 1932 dalla prestigiosa rivista Time.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale fu processato e condannato a morte per il suo ruolo di primo piano nella Repubblica di Vichy e per essere stato il principale responsabile della politica di collaborazione con la Germania nazista. La sentenza venne eseguita tramite fucilazione il 15 ottobre del 1945.
Laval nacque a Châteldon, nel dipartimento del Puy-de-Dôme, nell’Alvernia. Conseguì una laurea in legge e fece pratica a Parigi a partire dal 1907. Militante socialista dal 1905, nel 1914 fu eletto deputato alla Assemblea Nazionale nelle file della SFIO (Section Française de l’Internationale Ouvrière – il partito socialista francese) per il quale fu rieletto altre tre volte.
Laval fu riformato e non combatté nella Prima guerra mondiale, ciò contribuì alla sua sconfitta nelle prime elezioni del dopoguerra, nel 1919, mentre nel 1923 fu eletto sindaco di Aubervilliers, cittadina a pochi chilometri da Parigi; avrebbe mantenuto questa carica fino al 1945. Nel 1923 il suo orientamento politico iniziò a virare verso destra; nelle elezioni legislative del 1924 si presentò come socialista indipendente e batté un candidato della SFIO, al quale Laval rimproverava un certo filo-bolscevismo. Nel frattempo, il suo ruolo nella politica nazionale assumeva sempre più rilevanza. Nel 1925 ebbe il suo primo incarico da ministro, al dicastero dei Trasporti, nel governo presieduto da Paul Painlevé. Nel 1926 fu ministro della Giustizia con Aristide Briand. Nel 1927 fu eletto senatore, conseguendo una rielezione nel 1936.
Laval fu una personalità chiave di molti dei governi dal 1930 al 1936. Fu presidente del consiglio dal 27 gennaio 1931 al 6 febbraio 1932. Nel 1931 la rivista statunitense Time lo nominò “Uomo dell’anno”. Il 6 febbraio 1934 organizzazioni di estrema destra provocarono gravi scontri a Parigi, che causarono la caduta del governo del secondo Cartello delle sinistre, uscito vincente dalle elezioni di due anni prima. Queste organizzazioni extra-parlamentari mantenevano contatti con alcuni uomini politici di destra, tra cui Laval e Philippe Pétain.
In seguito all’assassinio di Louis Barthou, Laval, allora ministro delle Colonie, prese il suo posto come ministro degli Affari Esteri nel governo di Pierre-Étienne Flandin, nell’ottobre 1934; mantenne la carica fino al 1936, opponendosi al “nemico ereditario” della Francia, la Germania. Cercò alleanze anti-tedesche con Mussolini e Stalin. Incontrò Mussolini a Roma il 4 gennaio 1935, concludendo un accordo che concesse all’Italia libertà di azione in Abissinia, in contraccambio di un impegno di aiuto in caso di aggressione tedesca alla Francia[2].
Nel giugno 1935 Laval tornò a essere presidente del consiglio. Nell’ottobre 1935 Laval e il ministro degli Esteri del Regno Unito, Samuel Hoare, proposero una soluzione di “realpolitik” alla crisi abissina, tuttavia in dicembre trapelarono i dettagli del patto Hoare-Laval, che fu contestato da più parti come troppo tenero verso Mussolini. Laval fu costretto alle dimissioni il 22 gennaio 1936 e, perso ogni incarico di governo, iniziò a dedicarsi all’attività imprenditoriale nel campo della stampa, i giornali e la radio; i suoi mezzi di informazione avevano come principale bersaglio i “social-comunisti” del Fronte Popolare, che vinse le elezioni del 1936.
Dopo la disfatta della Francia nel giugno 1940, i giornali e le radio di Laval si schierarono per le dimissioni del governo di Reynaud e quindi appoggiarono il nuovo regime di Vichy di Philippe Pétain. Il 12 luglio 1940 Laval divenne vice-primo ministro del nuovo Stato francese. Da luglio a dicembre 1940 Laval condusse una politica di attiva collaborazione con la Germania nazista. Nominò Fernand de Brinon, un simpatizzante nazista, a capo della delegazione che avrebbe trattato la resa con i tedeschi. Incontrò Adolf Hitler a Montoire il 22 ottobre 1940 e propose un’alleanza tra i due paesi.
Due giorni dopo organizzò un incontro tra Pétain e Hitler a Montoire, in cui la collaborazione fu rinsaldata. Laval fece inoltre consegnare alla Germania l’oro che la banca centrale del Belgio aveva affidato alla Francia. Cedette anche le quote di proprietà francese nelle miniere di Bor in Jugoslavia, le più grandi in Europa per il rame, metallo strategico. Nel novembre 1940, incontrando Hermann Göring, Laval propose un’alleanza militare con la Germania. Preparò dei piani per una riconquista comune del Ciad, il cui governatore, Félix Eboué, si era schierato dalla parte di de Gaulle e della Francia Libera. Alcuni ministri del suo governo lo trovavano troppo estremista, mentre Pétain era preoccupato per la sua impopolarità e la sua ambizione.
Il 13 dicembre 1940 Pétain sostituì Laval con Pierre Flandin prima e François Darlan poi. Laval fu anche tenuto agli arresti per breve tempo, ma Otto Abetz, l’ambasciatore del Reich in Francia, lo fece presto liberare e trasferire a Parigi, occupata direttamente dai tedeschi, dove visse sotto protezione nazista e continuò la sua attività politica. Il 27 agosto 1941 Laval rimase ferito in un tentativo di assassinio, operato da Paul Collette, ex militante della Croix-de-Feu, una lega di ex combattenti considerata di estrema destra. L’attentato avvenne durante la rivista della Légion des Volontaires Français (LVF). La LVF era una milizia ultra-collaborazionista che in seguito divenne la Divisione SS Charlemagne.
Tra i presenti al passaggio in rivista vi erano Eugène Deloncle, il capo della LVF e già capo del gruppo terrorista Cagoule, Marcel Déat, fondatore del movimento collaborazionista Rassemblement National Populaire (RNP), Fernand de Brinon, generale delegato del regime di Vichy nei territori occupati, Marc Chevallier, prefetto della Seine-et-Oise, e il ministro plenipotenziario tedesco Schleier. Laval si riprese rapidamente dalle ferite. Laval fu richiamato al governo a Vichy il 18 aprile 1942, stavolta come Primo Ministro succedendo a Darlan come seconda carica dello stato, dopo Pétain. Si deve a Laval una svolta in direzione di più stretta collaborazione del regime di Vichy con la Germania nazista.
Il 22 giugno 1942 Laval pronunciò alla radio un discorso rimasto celebre per la frase: “Mi auguro la vittoria della Germania, perché altrimenti il bolscevismo si installerebbe ovunque”. L’effetto sull’opinione pubblica fu disastroso e gli stessi ministri del governo rimasero disorientati. Il discorso era stato preventivamente sottoposto a Pétain, che aveva consigliato di sostituire l’originale “Io credo nella vittoria della Germania” con un augurio, perché secondo lui un civile doveva astenersi da fare previsioni militari. Nel settembre 1942 autorizzò la Gestapo a dare la caccia ai resistenti francesi nella “Zona libera” (mission Desloges).
Quando i tedeschi invasero la Zona Sud l’11 novembre, Laval non si dimise e rimase al potere, insieme a Pétain. Tentò in extremis di evitare l’autoaffondamento della flotta francese a Tolone, rischiando di farla cadere nelle mani di Hitler. Si attribuisce soprattutto a Laval l’aumento delle attività anti-ebraiche e la decisione di mandare lavoratori francesi in Germania attraverso la relève. Per contrastare la Resistenza francese istituì la Milice française, nel gennaio 1943. A capo di questa organizzazione, che arrivò a contare 35.000 uomini, vi era Joseph Darnand.
Sempre nel 1943, fece consegnare ai tedeschi Léon Blum, Paul Reynaud e Édouard Daladier. Quando gli Alleati occuparono la Francia, Laval fu condotto dai tedeschi prima a Belfort e quindi, nell’agosto 1944, a Sigmaringen in Germania. Nel maggio 1945 Laval riuscì a fuggire in Spagna ma fu arrestato a Barcellona e il 30 luglio fu consegnato al governo provvisorio della Francia liberata, presieduto da de Gaulle.
Accusato di tradimento e di attentato alla sicurezza dello Stato, il suo processo si svolse in modo burrascoso, a causa dell’odio che Laval aveva attirato su di sé durante il suo governo e a causa dell’atteggiamento provocatorio da lui tenuto all’inizio del processo, che si concluse con Laval impossibilitato a parlare; la sua difesa rinunciò per protesta all’ultima arringa, ma il verdetto era prevedibile fin dall’inizio: Laval fu condannato a morte il 9 ottobre. La mattina del 15 ottobre 1945, il giorno stesso dell’esecuzione, tentò di suicidarsi con il cianuro ma non vi riuscì e, qualche ora più tardi, dopo una lavanda gastrica, semi-incosciente, fu portato davanti al plotone d’esecuzione e fucilato.
È sepolto nel Cimitero di Montparnasse, a Parigi.