Ghetto di Kovno

Il Ghetto di Kovno (Kaunas, Lituania) è stato uno dei più ampi tra i ghetti nazisti della seconda guerra mondiale nei territori conquistati in seguito all’invasione tedesca dell’Unione Sovietica. Istituito nell’agosto 1941, servì come luogo di raccolta per i circa 30.000 ebrei della città. Il numero dei suoi abitanti fu progressivamente ridotto attraverso una lunga serie di eccidi, fino alla liquidazione finale del ghetto nel luglio 1944.

La città di Kovno (Kaunas) era uno dei centri più vitali della presenza ebraica in Lithuania. Nel 1939, vi vivevano circa 40.000 ebrei, un quarto della popolazione totale della città. Nel 1940-41, in seguito al Patto Molotov-Ribbentrop, Kovno fu annessa all’Unione Sovietica con il resto della Lituania. Il nuovo regime impose pesanti restrizioni anche all’autonomia delle istituzioni ebraiche. Il 14 giugno 1941, centinaia di famiglie ebree, tra cui proprietari di fabbriche, mercanti, personaggi pubblici e attivisti e dirigenti sionisti, furono mandati in esilio in Siberia (paradossalmente, salvandoli dall’imminente Olocausto).

Quando il 22 giugno 1941 ebbe inizio l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, cominciarono subito i primi eccidi di ebrei ad opera dei nazionalisti lituani e quindi delle truppe tedesche. Si stima che 10.000 ebrei furono assassinati tra il giugno e il luglio del 1941. Luoghi privilegiati degli eccidi divennero le fortezze che circondano la città, in particolare al Nona, ma anche la Quarta e la Settima. Con le uccisioni vennero anche le confische delle proprietà. La propaganda antisemita e la prospettiva di un profitto personale alimentarono la partecipazione popolare ai pogrom antiebraici.

Alla fine di agosto del 1941, la maggior parte degli ebrei nella Lituania rurale erano stati uccisi o deportati. I tedeschi si concentrarono ora sulla sorte degli ebrei che vivevano nelle grandi città.

Quando il ghetto fu istituito il 1 agosto 1941, conteneva 29.760 ebrei. L’area assegnata consisteva in due parti (il “piccolo ghetto” e il “grande ghetto”), entrambe situate nel quartiere di Slobodka, ai lati della via principale. Un recinto di filo spinato, con postazioni presidiate da guardie lituane, era sistemato attorno al ghetto, le cui porte erano sorvegliate anche dalla polizia tedesca.

L’istituzione del ghetto non significò una pausa negli eccidi. Il 4 ottobre 1941 il piccolo ghetto fu liquidato e furono uccisi 3.000 ebrei. Il 28-29 ottobre 1941, fu organizzata la “Gross Aktion”, nel corso della quale 9.200 persone (2,007 uomini, 2,920 donne, e 4,273 bambini) furono portate al Nono Forte e lì uccisi. Nel ghetto erano rimasti 17.412 ebrei (9.899 donne e 7.513 uomini), la maggior parte dei quali era in età lavorativa.

In confronto all’anno precedente, il 1942 fu un periodo relativamente “tranquillo” nella vita del ghetto di Kovno. La vita rimase molto difficile per la fame, il freddo e le malattie. Le autorità tedesche vietarono le gravidanze e le nascite, minacciando di morte le donne che non avessero abortito entro il settimo mese. Vi fu tuttavia una tregua nei massacri, dato che i tedeschi avevano bisogno di tutti coloro che erano rimasti in vita nel ghetto dall’età di 16 anni per lavorare nelle fabbriche che sostenevano il loro sforzo bellico.

Le attività di vita quotidiana erano lasciate all’amministrazione di un Consiglio degli Anziani della Comunità del Ghetto Ebraico di Kovno (Aeltestenrat der Jedischen Ghetto Gemeinde Kauen), presieduto dal Dr. Elhanan Elkes, e da Leib Garfunkel, un avvocato e leader sionista, che fungeva da suo vice.

L’Aeltestenrat nominò e supervisionò la polizia ebraica, che era responsabile per il lavoro forzato e il mantenimento dell’ordine pubblico. Il Consiglio cercò anche di far fronte alla drammatica situazione alimentare, razionando le limitate forniture. Per la salute, il benessere e i servizi culturali fu creato un ospedale e una clinica medica, una casa per anziani, una mensa per i poveri, una scuola e un’orchestra. L’educazione pubblica dei bambini era stata vietata, fu comunque mantenuta sotto la copertura delle scuole di formazione professionale. Si organizzarono persino concerti, conferenze, serate letterarie e altri eventi culturali. Nel ghetto si formarono gruppi di resistenza (che riuscirono a far fuggire dal ghetto almeno 300 persone, che si unirono ai partigiani, ed anche alcuni neonati, affidati alla cura a famiglie cristiane).

L’Aeltestenrat soprattutto si preoccupò di organizzare una forza-lavoro interna al ghetto composta da 6.500 donne, bambini e anziani, nella speranza che il loro lavoro a favore dell’industria bellica tedesca li rendesse indispensabili, ritardandone lo sterminio.

Già nell’estate del 1943 i tedeschi iniziarono a liquidare i pochi ghetti rimasti (Bialystok ad agosto; Minsk, Lida, Vilnius a settembre, Riga a novembre). Anche a Kovno le operazioni si smantellamento cominciarono nell’autunno 1943, con la dispersione della forza lavoro nei vari campi di concentramento. Il 26-27 marzo 1944, 250 bambini e molti degli anziani del ghetto furono inviati a morire a Auschwitz.

Per l’efficienza dei suoi apparati produttivi, tuttavia, il ghetto di Kovno fu uno degli ultimi ad essere smantellato, agli inizi di luglio 1944, quando l’Armata Rossa stava già avvicinandosi alla città.

L’8 luglio 1944, le forze tedesche e le milizie ausiliarie lituane penetrarono nel ghetto. Nei cinque giorni successivi (9-13 luglio), i militari fecero uso di granate fumogene e bombe incendiarie per costringere anche gli ebrei rimasti nascosti a uscire allo scoperto. Circa 2.000 ebrei morirono soffocati o tra le fiamme o in seguito alle esplosioni. Alla fine i 6.000 sopravvissuti saranno deportati nei campi di concentramento di Stutthof e Dachau.

Quando il 1º agosto 1944 le forze sovietiche liberarono Kovno, solo un gruppo di 90 ebrei emersero dai bunker nascosti nell’area dell’ex-ghetto. Alcune centinaia furono i sopravvissuti unitisi ai partigiani nella foresta, o (come il piccolo Aharon Barak, futuro presidente della Corte Suprema di Israele) perché nascosti da amici e conoscenti non ebrei al di fuori del ghetto. 2.500 saranno i reduci dai campi di concentramento.