Charles Maurras

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Charles Maurras (Martigues, 20 aprile 1868 – Tours, 16 novembre 1952) è stato un giornalista, saggista, politico e poeta francese, leader della formazione di estrema destra Action Française, fondatore e direttore dell’omonimo quotidiano nazionalista e ideologo dell’ideologia denominata maurrassismo.
Maurras nacque in una famiglia della piccola borghesia provenzale. Fece i suoi primi studi in un collegio religioso, ma perse la fede rapidamente, quando dovette rinunciare alla carriera militare in marina della tradizione familiare, a causa di una sordità parziale che lo colpì in adolescenza.
Dopo aver superato gli esami di maturità nel 1885, partì alla volta di Parigi, dove divenne giornalista letterario. Si legò ad Anatole France, che rafforzò il suo agnosticismo, e subì l’influenza del positivismo di Auguste Comte.
Maurras compì una svolta radicale a partire dal 1895-1896: incontrò il nazionalista Maurice Barrès, collaborò a La Cocarde, ma soprattutto, rientrò profondamente mutato da un viaggio in Grecia, dove aveva seguito i primi giochi olimpici moderni per conto della Gazette de France. Si schierò con risoluzione nel campo degli anti-dreyfusiani, e si convertì all’idea monarchica. Il “sindacato ebraico” in difesa di Alfred Dreyfus, anche se fosse stato effettivamente innocente (come era e come Maurras probabilmente sapeva), fu un tema propagandistico usato continuamente da Maurras per tutta la vita, anche molto tempo dopo la morte dell’ufficiale ebreo condannato e poi graziato per tradimento verso la Germania. I dreyfusards come Émile Zola erano considerati da Maurras dei traditori a prescindere dalla colpevolezza del militare, e responsabili secondo lui del suicidio di Hubert-Joseph Henry (argomento dell’articolo con cui Maurras divenne famoso, intitolato Il primo sangue) – complice del vero probabile traditore, Ferdinand Walsin Esterhazy – nonché ritenuti dai nazionalisti colpevoli dello svilimento del ruolo dell’esercito. Nel 1907, durante la solenne cerimonia di traslazione delle ceneri di Zola al Pantheon, un giornalista di estrema destra, Louis Grégori, spara due colpi di pistola ad Alfred Dreyfus, ferendolo leggermente a un braccio. Il giornalista dichiara di aver agito da solo e di non aver voluto colpire Dreyfus come persona, ma come rappresentante del dreyfusianesimo colpevole, ai suoi occhi, di «glorificare il tradimento di Dreyfus e l’antimilitarismo di Zola».
I giurati popolari lo assolvono perché in quel momento «non era responsabile dei suoi atti». Grazie a un informatore, la polizia sa che durante alcune riunioni degli estremisti di destra dell’Action Française si è parlato a lungo di compiere un «atto dimostrativo», assassinando Dreyfus durante la cerimonia Zola. Un certo André Gaucher si offrì di compiere la missione. Un ricco monarchico offrì un premio di ventimila franchi a chi avesse ucciso il «traditore ebreo», ma si oppose fu proprio Charles Maurras in quanto riteneva che avere Dreyfus vivo fosse più conveniente: «Sopprimendo Dreyfus, perdiamo la nostra migliore arma contro la Repubblica»
Joseph de Maistre e Louis de Bonald ispirarono sempre le sue idee politiche, Le Play e La Tour du Pin le sue idee economiche e sociali. In particolare, seguì l’ultimo Comte, la fase del positivismo come religione laica e le idee controrivoluzionarie del padre del positivismo, riconoscendo la validità anche della religione tradizionale in cui pure non credeva. Per questo subordinare il nazionalismo alla religione, Maurras e i suoi scritti subirono la condanna papale.
Fu un dirigente e il principale fondatore del giornale nazionalista, germanofobo, monarchico e antisemita L’Action Française, organo del movimento politico Action française. Egli dispiegò, con i suoi principali collaboratori, una grande virulenza, arrivando fino ad appellarsi esplicitamente all’assassinio, principalmente verso Abraham Schrameck, ministro dell’Interno nel 1925 («Sarà senza odio e senza timore che darò l’ordine di spargere il vostro sangue di cane, se abuserete del potere pubblico per spargere del sangue francese sotto i proiettili e i coltelli dei banditi di Mosca che voi amate»), o contro Léon Blum, presidente del Consiglio; nell’Action française del 15 maggio 1936 uscì un articolo che incitava all’eliminazione di Blum in quanto avversario del fascismo italiano di Mussolini, ammirato da Maurras:
Il suo talento letterario dava alle sue opere teoriche una grande influenza negli ambienti colti e conservatori di Francia, e le sue qualità polemiche gli assicuravano un reale ascolto in altri, come l’Académie française.
Nel 1905 fondò la Ligue d’Action Française (Lega d’Action Française) per raccogliere fondi in favore di Action Française, divenuta quotidiano e organo di stampa del movimento all’interno della politica mediatica (distribuzione di brochure di propaganda, affissioni ecc.). Maurras ebbe un importante ascendente ideologico su Salazar e gli intellettuali del regime salazariano. Sostenne pienamente il generale Franco e, fino alla primavera del 1939, Mussolini, sottolineando la parentela tra un buon numero dei suoi ideali e quelli del fascismo. Apprezzava particolarmente la simbiosi tra i suoi epigoni italiani[chi?] e il Partito Nazionale Fascista (Action française, 18 luglio 1923).
La sua germanofobia gli impedì di fare lo stesso con Adolf Hitler, ma, fino al 1941 (quando accettò un blando collaborazionismo), non rinnegò e continuò a collaborare con i suoi discepoli che ammiravano il nazismo: Robert Brasillach, Lucien Rebatet e la maggior parte degli altri giornalisti che collaboravano con Je suis partout, Abel Bonnard, Paul Chack, e altri. Fu eletto all’Académie française il 9 giugno 1938, nella Poltrona 16, succedendo ad Henri Robert. La sua accettazione ufficiale ebbe luogo l’8 giugno 1939.
Durante l’occupazione tedesca della Francia, Maurras fece riapparire Action française, sostenendo il regime di Vichy, che si ispirava in larga misura alle sue idee. Per lui, la salita al potere dal maresciallo Pétain era stata una “divina sorpresa” (Le Petit Marseillais, 9 febbraio 1941). Continuò le sue polemiche contro gli ebrei, i massoni e i “métèques” (termine offensivo per indicare gli asiatici e gli africani), con lo slogan:
Il principale torto di Pétain, ai suoi occhi, fu quello di non andare abbastanza lontano nella politica antisemita: lo “statuto degli ebrei” dell’ottobre 1940 era per Maurras e i suoi collaboratori una buona cosa, ma doveva essere indurito e applicato più rigorosamente. Il nuovo statuto, del giugno 1941, fu una parziale soddisfazione.
Rifiutando il collaborazionismo, Maurras fu comunque, almeno in pratica, l’incarnazione di una collaborazione “nella dignità”. Così scrisse nell’Action française del 28 agosto 1942: «Con tutta la Francia, i prigionieri felicemente ringraziano il signor Hitler». Già nella sua edizione del 1º novembre 1940, Action française approvava l’annuncio di una collaborazione dal maresciallo Pétain a Montoire. Maurras non interruppe fino al 1944 le sue invettive contro i membri della Resistenza, invocando punizioni spietate su di loro, o sui loro familiari nel caso in cui i partigiani non potessero essere arrestati. Egli che aveva molto apprezzato Charles de Gaulle fino alla primavera del 1940 si scatenò contro il generale, partito per Londra.
Nonostante il suo arresto (1944) la sua condanna a vita per intelligenza con il nemico (1945), l’Académie, con l’ordinanza del 21 novembre 1944, non procedette alla radiazione di Charles Maurras, come invece farà qualche mese più tardi per il maresciallo Pétain: si accontentò, nella seduta del 1º febbraio 1945, di constatare l’esistenza della poltrona vacante e di decidere di non procedere all’elezione del successore fino alla morte del titolare. La sostituzione ebbe luogo nel 1953, con l’elezione di Antoine de Lévis-Mirepoix. Maurras si difese con vigore in tribunale e alla fine commentò la sua condanna all’ergastolo con un’esclamazione che lo definiva perfettamente, gridando in aula: «È la rivincita di Dreyfus!».
Sebbene indebolito e imprigionato, Maurras collaborò con Aspects de la France, giornale fondato da suoi seguaci nel 1947, in seguito alla proibizione di Action française.
Il processo a Maurras era stato principalmente basato sulle intenzioni e sull’ammirazione politica verso Pétain, e la condanna per collaborazionismo col nemico era per molti infondata e la pena eccessiva, paradossalmente assai simile a quello che aveva subito Dreyfus; perfino un avvocato ex dreyfusard, Daniel Halévy, suo antico nemico, si batté perché Maurras ottenesse la revisione processuale e la riabilitazione.
Dopo 6 anni in prigione, durante i quali scrisse moltissimo, 1951 ottenne la detenzione domiciliare e poi la sospensione della pena per motivi medici; fu infine trasferito alla clinica Saint-Grégoire di Tours, nel quartiere Saint-Symphorien, dove nel marzo 1952 beneficiò della grazia con decreto presidenziale, ma non riuscì più a lasciare la casa di cura e tornare a Parigi, poiché morì sei mesi dopo. Nelle sue ultime settimane di vita si riavvicinò alla religione (come dimostrano anche le ultime poesie di tono religioso), molto probabilmente convertendosi ufficialmente in extremis o in articulo mortis al cattolicesimo, assistito da un sacerdote inviato appositamente.
Fu sepolto nella cappella di famiglia nel cimitero di Roquevaire, nel dipartimento delle Bocche del Rodano, in Provenza.