Primo Periodo Moderno

Gli storici che studiano l’ebraismo moderno hanno individuato quattro diversi percorsi attraverso cui gli ebrei europei furono “modernizzati” e quindi integrati nella corrente principale della società europea. Un approccio comune è stato quello di visualizzare il processo nella prospettiva dell’Illuminismo europeo, poiché gli ebrei si trovavano di fronte alla promessa e alle sfide poste dall’emancipazione politica. Gli storici che utilizzano questo approccio si sono concentrati su due tipologie sociali come paradigmi del declino della tradizione ebraica e come agenti dei profondi cambiamenti nella cultura ebraica che portarono al crollo del ghetto. Il primo di questi due tipi sociali è l'”Ebreo cortigiano”, che viene ritratto come un precursore dell’ebreo moderno, dopo aver raggiunto e partecipato all’economia proto-capitalista e alla società di corte degli Stati dell’Europa centrale, come l’Impero asburgico. In contrasto all’ebreo cortigiano cosmopolita, il secondo tipo sociale presentato dagli storici dell’ebraismo moderno è il maskil, un sostenitore della Haskalah (Illuminismo ebraico). Questa prospettiva vede il maskil perseguire studi secolari e una critica razionalista della tradizione rabbinica, per gettare le basi intellettuali durevoli della secolarizzazione della società e della cultura ebraiche. Il paradigma stabilito è stato quello in cui gli ebrei aschenaziti entrano nella modernità attraverso un processo di occidentalizzazione auto-consapevole guidata da “intellettuali ebrei germanizzati, molto atipici”. La Haskalah diede origine alla Riforma e ai movimenti conservatori, piantando i semi del sionismo, mentre allo stesso tempo favorì l’assimilazione culturale nei paesi in cui gli ebrei risiedevano. Verso lo stesso periodo in cui si stava sviluppando la Haskalah, l’ebraismo chassidico stava diffondendo un movimento che predicava una visione del mondo quasi opposta a quella della Haskalah.

EBREO CORTIGIANO

Gli ebrei cortigiani erano banchieri ebrei o uomini d’affari che prestavano denaro e gestivano le finanze di alcune case nobiliari cristiane in Europa. Un termine storico corrispondente può essere Balivo ebraico (anche shtadlan ebr. שטדלן, intercessore).

Esempi di quelli che sarebbero poi stati chiamati ebrei cortigiani emersero quando i governanti locali utilizzarono i servizi di banchieri ebrei per prestiti a breve termine. Fecero prestiti di denaro ai nobili e così si guadagnarono anche un’influenza sociale. Patroni nobili degli ebrei cortigiani li impiegarono come finanzieri, fornitori, diplomatici e delegati commerciali. Gli ebrei cortigiani potevano usare i loro legami familiari e le connessioni reciproche, mettendole a disposizione dei loro sponsor per fornire, tra le altre cose, cibo, armi, munizioni e metalli preziosi. In cambio dei loro servizi, gli ebrei cortigiani guadagnavano privilegi sociali, tra cui perfino la condizione nobiliare per sé stessi, e potevano vivere al di fuori dei ghetti. Alcuni nobili vollero mantenere i loro banchieri nell’ambito delle proprie corti e, poiché erano sotto la protezione dei primi, erano esentati dalla giurisdizione rabbinica.

Dal Medioevo in poi, gli ebrei cortigiani potevano accumulare fortune personali e guadagnarsi influenza politica e sociale. A volte erano anche persone di spicco nella comunità ebraica locale e potevano usare la loro influenza per proteggere e controllare i propri confratelli. Spesso erano gli unici ebrei che potevano interagire con l’alta società locale e presentare le petizioni degli ebrei al sovrano/governante. Tuttavia, l’ebreo cortigiano aveva connessioni sociali e influenza nel mondo cristiano soprattutto attraverso i suoi patroni cristiani. A causa della precaria situazione degli ebrei, alcuni nobili potevano ignorare completamente i propri debiti e non ripagarli. Se il nobile protettore moriva, il suo finanziere ebreo poteva rischiare l’esilio o l’esecuzione.

Durante il Rinascimento europeo, la peggiore delle espulsioni si verificò in seguito alla Reconquista di al-Andalus, come era conosciuto il governo moresco o arabo islamico di Spagna. Con la cacciata degli ultimi governanti musulmani da Granada nel 1492, arrivò l’Inquisizione spagnola e l’intera popolazione di circa 200.000 ebrei sefarditi fu espulsa. Ciò fu seguito da espulsioni nel 1493 dalla Sicilia (37.000 ebrei) e dal Portogallo nel 1496. Gli ebrei spagnoli espulsi fuggirono principalmente verso l’Impero Ottomano, i Paesi Bassi e il Nordafrica; altri emigrarono verso l’Europa meridionale e il Medio Oriente.

EBREO PORTUALE

Il concetto dell’ebreo portuale rappresenta un tipo sociale che descrive quegli ebrei che furono coinvolti nella navigazione ed economia marittima dell’Europa, in particolare nei secoli XVII e XVIII. Lo storico Helen Fry suggerisce che potrebbero essere considerati “i primi ebrei moderni”. Secondo Fry, gli ebrei portuali arrivarono come “profughi dell’Inquisizione” e dell’espulsione dall’Iberia. Avevano il permesso di stabilirsi nelle città portuali come mercanti con autorizzazione al commercio nei porti di Amsterdam, Londra,Livorno, Trieste e Amburgo. Fry rileva che le loro connessioni con la diaspora ebraica e la loro esperienza nel commercio marittimo li rese di particolare interesse ai governi mercantilisti europei. Lois C. Dubin descrive gli ebrei portuali come mercanti ebrei che erano “valutati per il loro impegno nel commercio marittimo internazionale su cui tali città prosperavano”. David Sorkin e altri hanno caratterizzato il profilo socio-culturale di questi uomini come improntato ad una flessibilità nei confronti della religione e un cosmopolitismo riluttante che era estraneo sia alla tradizione sia alle identità ebraiche ‘illuminate’.

IMPERO OTTOMANO

Durante il periodo ottomano classico (1300-1600), gli ebrei, insieme alla maggior parte delle altre comunità dell’impero, godettero di un certo livello di prosperità. Rispetto ad altri soggetti ottomani, erano la potenza dominante nel commercio e nella diplomazia e altre alte cariche. Nel XVI secolo in particolare, gli ebrei ebbero un peso preponderante anche nel ramo politico, con l’apogeo di influenza ebraica rappresentato dalla nomina di Giuseppe Nasi (in portoghese: João Miquez) a Sanjak-bey (governatore, un rango di solito concesso solo ai musulmani) del Ducato di Nasso e delle Sette Isole.

Al tempo della Battaglia dello Yarmuk quando il Levante passò sotto il dominio musulmano, esistevano trenta comunità ebraiche a Haifa, Sh’chem, Hebron, Ramleh, Gaza, Gerusalemme e molte altre al nord. Safed divenne il centro spirituale dell’Ebraismo e vi venne compilato il Shulchan Aruch, come anche molti testi cabalistici. La prima tipografia ebraica e la prima stampa dell’Asia occidentale iniziarono nel 1577.

Gli ebrei erano vissuti nell’area geografica dell’Asia Minore (attuale Turchia, ma più geograficamente Anatolia o Asia Minore) per più di 2400 anni. L’iniziale prosperità in epoca ellenistica era svanita sotto il dominio bizantino cristiano, ma aveva discretamente recuperato sotto il dominio dei vari governi musulmani che avevano sostituito il dominio di Costantinopoli. Per gran parte del periodo ottomano, la Turchia fu un rifugio sicuro per gli ebrei in fuga dalle persecuzioni, e continua ad avere una piccola popolazione ebraica a tutt’oggi.

POLONIA – LITUANIA

Nel XVII secolo, esistevano in Europa occidentale molte popolazioni ebraiche importanti. La Polonia era relativamente tollerante ed aveva la più grande popolazione ebraica d’Europa, risalente al XIII secolo, che godeva di relativa prosperità e di libertà da quasi 400 anni; tuttavia la situazione di calma finì quando ebrei polacchi e lituani furono massacrati a centinaia di migliaia dai cosacchi durante la rivolta di Khmelnytsky (1648) e le guerre svedesi (1655). Spinti da queste e altre persecuzioni, gli ebrei si trasferirono di nuovo in Europa occidentale nel XVII secolo. L’ultimo divieto agli ebrei (in Inghilterra) fu revocato nel 1654, ma le espulsioni periodiche da singole città continuarono ad avvenire e agli ebrei fu spesso limitata la proprietà terriera, o furono costretti a vivere in ghetti.

Con la Spartizione della Polonia nel tardo XVIII secolo, la popolazione ebraica si spaccò tra l’Impero russo, quello austro-ungarico e la Prussia, che si divisero la Polonia tra di loro.

ILLUMINISMO EUROPEO E HASKALAH

Durante il periodo del Rinascimento europeo e dell’Illuminismo si verificarono cambiamenti significativi all’interno della comunità ebraica. Il movimento della Haskalah parallela il più ampio Illuminismo, quando gli ebrei cominciarono nel XVIII secolo la campagna per l’emancipazione dalle leggi restrittive e l’integrazione nella società europea in generale. L’istruzione laica e scientifica fu aggiunta alla tradizionale istruzione religiosa ricevuta dagli studenti, e cominciò ad aumentare l’interesse in un’identità ebraica nazionale, tra cui una rinascita nello studio della storia ebraica e dell’ebraico. La Haskalah diede alla luce la Riforma ed i movimenti conservatori, piantando i semi di sionismo mentre allo stesso tempo favoriva l’assimilazione culturale nei paesi in cui gli ebrei risiedevano. Circa allo stesso tempo, nacque un altro movimento, che predicava quasi l’opposto della Haskalah, l’Ebraismo Chassidico. Il Chassidismo iniziò nel XVIII secolo, iniziato da Rabbi Israel Baal Shem Tov, e rapidamente guadagnò un seguito con il suo approccio di misticismo esuberante alla religione. Questi due movimenti, e la forma tradizionale dell’Ebraismo ortodosso da cui scaturiscono, costituito la base delle divisioni moderne all’interno dell’osservanza ebraica.

Allo stesso tempo, il mondo esterno stava cambiando e dibattiti iniziavano sulla potenziale emancipazione degli ebrei (garantendo loro pari diritti). Il primo paese a farlo fu la Francia, durante la Rivoluzione francese del 1789. Anche così, ci si aspettava che gli ebrei si integrassero, senza quindi continuare le loro tradizioni.

EBRAISMO CHASSIDICO

L’Ebraismo chassidico è una branca dell’Ebraismo ortodosso che promuove spiritualità e gioia mediante la diffusione e l’internalizzazione del misticismo ebraico quale aspetto fondamentale della fede ebraica. Il Chassidismo comprende parte dell’ebraismo ultraortodosso contemporaneo, insieme alla precedente tradizione talmudica della yeshivah Lituania e a quella sefardita.

Fu fondata nel XVIII secolo nell’Europa orientale da Rabbi Israel Baal Shem Tov (detto il Besht) come una reazione all’eccessivo ebraismo talmudico legalistico. In contrasto a questo, gli insegnamenti chassidici apprezzavano la sincerità e la santità nascosta della gente comune illetterata, ponendola sullo stesso piano dell’élite accademica. L’enfasi sulla presenza divina immanente in tutto, dava un nuovo valore alla preghiera e agli atti di bontà, accanto alla supremazia rabbinica di studio, sostituendo la severità e l’ascetismo cabalistico e mussar storico con l’ottimismo, incoraggiamento e fervore (deveikut) quotidiano. Questa rinascita emotiva populista accompagnava l’ideale elitista di nullificazione ad un paradossale panenteismo divino, attraverso l’articolazione intellettuale di dimensioni interiori del pensiero mistico. L’adeguamento dei valori ebraici cercava di incrementare gli standard richiesti dall’osservanza rituale, mentre ne rilassava altri dove predominava l’ispirazione. I suoi incontri comunali celebravano inni spirituali (nigunim) quali forme di devozione contemplativa.

In seguito alla fondazione del Movimento Lubavitch da parte dei diretti successori primi del Besht figura l’Alter Rebbe Shneur Zalman di Liadi che riuscì a ricreare armonia tra le parti fondando ciò sull’amore e la pietà fraterna, che permise il confronto e l’instaurazione di una vera e propria unione religiosa tra gli ebrei che vollero dialogare o aderire al nuovo movimento Lubavitch, anche definito Chabad: questo nome deriva dalle tre parole ebraiche Chokhmah, Binah e Daat, distintamente tradotte con i significati di sapienza, intelligenza e conoscenza; queste, anche note come le tre Sefirot superiori immediatamente successive a Keter, furono l’espressione della nuova ma originaria forma religiosa fondante e di dialogo che caratterizzò parte della natura spirituale e mistica del Baal Shem Tov, nonché di mediazione con la cultura intellettuale e religiosa prevalente soprattutto nei Maestri lituani dell’epoca.