Saint-Sulpice-la-Pointe

Il campo di Saint-Sulpice-la-Pointe era un campo di concentramento situato nel dipartimento del Tarn, nel comune di Saint-Sulpice-la-Pointe.
Dall’ottobre 1939 all’aprile 1940, in un luogo chiamato Les Pescayres, su un terreno requisito di 3,5 ettari, fu costruito un campo con lo scopo di proteggere eventuali rifugiati. Alla fine della divertente guerra, il campo viene portato ad accogliere 1.500 rifugiati belgi che sono divisi in famiglie nel Tarn.
Nell’ottobre 1940, il ministro degli interni, Marcel Peyrouton, decise di trasformare le installazioni esistenti in un “campo indesiderato”. Dal dicembre 1940 furono eseguiti lavori di scherma.
Il campo comprende 20 baracche di legno aperte a correnti d’aria, una cucina, un refettorio, lavatoi e servizi igienici di base. La caserma 19 è riservata ai diritti comuni.
Il 28 gennaio 1941, ricevette un primo contingente di 253 detenuti composti da comunisti, sindacalisti, anarchici e altri “indesiderabili” (cristiani tedeschi decaduti dalla loro nazionalità, seguiti da individui accusati di frode economica o di lavorare per un servizio di intelligence straniero), l’8 febbraio, un convoglio di 800 detenuti tra cui 293 persone estratte dal campo di Oraison che ha chiuso.
Dopo l’internamento di “sospetti a livello nazionale”, i sovietici e poi gli ebrei stranieri furono internati dal 1942.
Con l’istituzione della STO, le dimensioni del campo diminuirono leggermente negli anni 1943 e 1944. Dal 29 gennaio 1941 al 23 agosto 1944, 4.600 persone rimasero nel campo di Saint-Sulpice.
Dopo la liberazione, i collaboratori o presunti tali vengono internati (o agli arresti domiciliari) nel campo. Fu evacuato nel dicembre 1944 e poi nel gennaio 1945 vi furono internati 1.100 tedeschi, tra cui 800 donne, di Strasburgo.
Il campo si dissolve 1 ° febbraio 1946. Il 1 ° marzo 1946 il Ministero dell’Interno dà campo libero presso il Ministero della Giustizia che per primo ha fatto una prigione “Pescara asilo prigione” e un centro di libertà vigilata e, infine, di un centro di detenzione regionale.