Ungheria

Nel 1940 il Regno di Ungheria aderì all’Asse e chiese la cessione della Transilvania dalla Romania. Adolf Hitler appoggiò l’Ungheria che così, in forza del Secondo arbitrato di Vienna, ottenne porzioni significative della Transilvania, evitando la guerra con la Romania. Hitler chiese che il governo ungherese sostenesse l’azione militare e le politiche razziali della Germania onde evitare potenziali conflitti in futuro. L’antisemitismo era già ben radicato nella destra ungherese. Il governo ungherese aiutò attivamente la Germania nazista nella deportazione di centinaia di migliaia di ebrei nei campi di concentramento a partire dal 1944, durante l’Olocausto.
Nell’aprile 1941, l’Ungheria partecipò al fianco di Germania ed Italia all’invasione della Jugoslavia, ottenendo la Bačka (Bácska), una parte della Vojvodina (dove si trovava una maggioranza relativa ungherese), così come le regioni del Prekmurje e Medjimurje, che erano invece abitate in prevalenza, rispettivamente, da sloveni e croati. Le sue mire sulla Croazia e sull’ottenimento di ulteriori territori dalla Romania vennero frenate dalla creazione dello Stato indipendente di Croazia e dall’alleanza della Germania nazista con il Regno di Romania contro l’Unione Sovietica.
Il 27 giugno 1941, l’Ungheria dichiarò guerra all’Unione Sovietica. Temendo che i tedeschi potessero ora sostenere le pretese rumene, il governo ungherese inviò proprie truppe per sostenere lo sforzo bellico tedesco durante l’Operazione Barbarossa. La partecipazione alla guerra contro l’U.R.S.S. costò cara agli ungheresi; l’intera Seconda Armata venne annientata durante la battaglia di Stalingrado.
All’inizio del 1944, con le forze sovietiche in rapido avanzamento da est, l’Ungheria tentò di prendere contatti con gli americani e gli inglesi per passare dalla parte degli alleati. Il 19 marzo 1944 i tedeschi risposero a queste avvisaglie invadendo l’Ungheria (Operazione Margarethe); le forze tedesche occuparono tutte le posizioni chiave per assicurarsi la fedeltà ungherese. Horthy venne messo agli arresti domiciliari e sostituito dal primo ministro Miklós Kállay, uomo più malleabile, mentre Döme Sztójay, un fervente sostenitore dei nazisti, divenne il nuovo Primo Ministro. Sztójay governò col sostegno di un “governatore militare tedesco”: Edmund Veesenmayer.
Nell’ottobre dello stesso anno i tedeschi scoprirono un ennesimo tentativo di passare al nemico, lanciando così l’Operazione Panzerfaust. Alla guida della nazione venne posto Ferenc Szálasi, capo del Partito delle Croci Frecciate. Fu proclamato un nuovo “governo di unità nazionale” filo-tedesco che decise di proseguire la guerra al fianco dell’Asse. Szálasi non sostituì Horthy come reggente, ma si investì del titolo di “Nemzetvezető” (Duce), oltre a ricoprire la carica di Primo Ministro nel nuovo regime ungherese.
Il 21 dicembre 1944, un “Consiglio nazionale” si costituì a Debrecen con l’approvazione dell’Unione Sovietica e la partecipazione di alcuni membri del Partito Comunista Ungherese, come Ernő Gerő, László Rajk e più tardi Mátyás Rákosi. Questa assemblea elesse un governo ad interim guidato da Béla Miklós, ex comandante della Prima Armata ungherese. Il regime di Szálasi crollò alla fine di marzo 1945.