Erich Raeder

Erich Johann Albert Raeder (Wandsbek, 24 aprile 1876 – Kiel, 6 novembre 1960) è stato un ammiraglio tedesco, considerato uno dei più importanti comandanti della marina della Germania nazionalsocialista (Kriegsmarine) prima e durante la seconda guerra mondiale. Raggiunse il grado di Großadmiral (Grandammiraglio) nel 1939, primo dopo Alfred von Tirpitz ad ottenere questa carica in tempo di guerra. Nel 1957 scrisse un’autobiografia Mein Leben (La mia vita).
Raeder nacque in una famiglia del ceto medio (il padre era preside) a Wandsbek, oggi parte della città di Amburgo, in Germania. Arruolatosi nella Kaiserliche Marine, la marina militare dell’Impero tedesco, nel 1894 con l’incarico di semplice fuochista, ebbe una carriera rapida. Nel 1906 fu destinato a Berlino presso il reparto informazioni dell’Ufficio della Marina Imperiale, raggiunse nel 1911 il grado di capitano di corvetta. Con lo scoppio della prima guerra mondiale venne aggregato allo staff di Franz von Hipper. Prese parte alla battaglia navale di Dogger Bank nel mare del Nord nel 1915 e alla battaglia navale dello Jutland nel 1916. Due anni dopo, nel 1918, ottenne brevemente il comando dell’incrociatore Köln fino al termine delle ostilità.
Dopo la guerra continuò la sua ascesa gerarchica nella marina militare: fu nominato Konteradmiral (Contrammiraglio) nel 1922 e Vizeadmiral (Viceammiraglio) nel 1925, ottenendo con tale carica il comando del dipartimento del mar Baltico.
Nell’ottobre 1928 Raeder fu promosso Admiral (Ammiraglio) e divenne Oberbefehlshaber der Reichsmarine (Comandante in capo della marina militare tedesca) della Repubblica di Weimar, con incarichi di supervisione degli istituti navali tedeschi (fra i quali quelli di Kiel e Flensburg).
Nonostante non avesse simpatia per il partito nazista, appoggiò il tentativo di Hitler di riorganizzare la marina militare tedesca, anche se apparentemente non era d’accordo su altre questioni. Il 20 aprile 1936, giusto quattro giorni prima del suo compleanno, Hitler lo promosse al rango di Generaladmiral (Ammiraglio generale).
Nel suo sforzo di ricostruire l’armata navale tedesca si scontrò continuamente con la riorganizzazione della Luftwaffe di Hermann Göring. Nonostante questo, fu promosso Großadmiral (Grande ammiraglio) nel 1939 e poco dopo suggerì l’Operazione Weserübung, ossia l’invasione della Danimarca e della Norvegia per garantire la protezione delle zone portuali, poste al di fuori della portata aerea della britannica Royal Air Force, e per fornire uscite dirette sul mare del Nord.
Queste operazioni terminarono con successo, anche se con pesanti perdite. I tedeschi subentrarono negli impianti di acqua pesante in Norvegia, essenziali per la costruzione di una bomba nucleare.
Raeder non appoggiò l’Operazione Seelöwe (Leone Marino), il piano tedesco per invadere le isole britanniche. Egli riteneva che la guerra in mare potesse avere molto più successo con un approccio strategico indiretto, con un incremento del numero degli U-Boot e con l’ausilio di piccole navi: tutto ciò in aggiunta ad un intervento strategico nel teatro del mar Mediterraneo, considerato dall’ammiraglio il vero snodo strategico della superiorità marittima britannica, a cui abbinare una forte presenza tedesca nel teatro di guerra del Nord Africa. Fu inoltre un fervente sostenitore della conquista di Malta, considerata decisiva per supportare un’eventuale spinta verso il Medio oriente. Criticò vivacemente il piano Seelöwe perché aveva dubbi sulla superiorità aerea tedesca sul Canale della Manica e conosceva le carenze dell’Armata navale. La superiorità aerea era essenziale per respingere l’attacco devastante che la Royal Air Force avrebbe verosimilmente condotto per contrastare l’invasione tedesca.
Le richieste non furono soddisfatte: l’invasione fu temporaneamente rimandata per poi essere definitivamente abbandonata dopo il fallimento subito dalla Luftwaffe nella Battaglia d’Inghilterra. La macchina da guerra tedesca optò allora per l’Operazione Barbarossa, ossia l’invasione dell’Unione Sovietica, alla quale Raeder nuovamente si oppose.
Mentre la flotta di superficie riportava una serie di sconfitte nel Mar Baltico, la flotta degli U-Boot, comandata da Karl Dönitz, otteneva maggiori successi. Anche per questo, nel gennaio 1943, Raeder fu retrocesso al rango puramente onorifico di Ammiraglio ispettore della Kriegsmarine e Dönitz, indicato dallo stesso Raeder come uno dei suoi possibili successori alla carica di Comandante in Capo, gli subentrò il 30 gennaio 1943. Dopo pochi mesi, nel maggio 1943, Raeder diede le dimissioni (anche a causa dei ripetuti contrasti con Hitler in merito alla conduzione delle operazioni in Atlantico) e si ritirò, allontanandosi dalla vita militare.
Arrestato dai russi nella sua casa di Berlino il 23 giugno 1945, fu condotto agli arresti in una villa nelle vicinanze di Mosca e consegnato al comando anglo-americano a fine luglio, per partecipare come imputato al processo di Norimberga. Fu riconosciuto colpevole per tre capi d’accusa su quattro:
cospirazione contro la pace;
attentati contro la pace ed atti di aggressione;
crimini di guerra e violazioni delle convenzioni dell’Aja e di Ginevra.
In particolare, fu accusato di aver deliberatamente fornito una versione fasulla dell’azione tedesca che fu all’origine dell’affondamento del piroscafo Athenia nel 1939, silurato ad opera degli U-Boot. Con una sentenza spesso criticata, il 1º ottobre 1946 Raeder fu condannato al carcere a vita, nonostante avesse espresso alla corte il desiderio che la pena fosse commutata in impiccagione. Dopo circa nove anni di reclusione, a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute, ottenne la grazia ed il 26 settembre 1955 poté lasciare il carcere di Spandau. Morì a Kiel cinque anni più tardi, all’età di 84 anni.