Flossemburg

Il campo di concentramento di Flossenbürg fu un campo di concentramento nazista situato a circa metà strada fra Norimberga e Praga e attivo dal 1938 fino al 1945.
L’area in cui si trovava il campo di concentramento fa ora parte del territorio comunale di Flossenbürg (circondario di Neustadt an der Waldnaab) poco lontano dalla città di Weiden in der Oberpfalz, nella foresta dell’Alto Palatinato (parte nordorientale della Baviera) poco lontano dal confine con la regione ceca dei Sudeti.
La zona di Flossenbürg era caratterizzata dalla presenza di numerose cave di granito, l’avvento del nazionalsocialismo e soprattutto i suoi programmi di costruzione di nuovi edifici incontrarono il favore dei proprietari delle cave, le ideologie nazionalsocialiste e völkisch avevano anche creato un aumento del flusso di turisti, le rovine della rocca medievale del piccolo villaggio di confine erano infatti viste come una sorta di baluardo contro “gli slavi”.
La decisione di creare il campo di Flossenbürg, risalente al marzo 1938, si colloca nel contesto della ristrutturazione del sistema di campi di concentramento che prevedeva, oltre all’imprigionamento e intimidazione degli avversari politici, anche lo sfruttamento della manodopera gratuita dei prigionieri fino allo “sterminio tramite il lavoro” (Vernichtung durch Arbeit). In questo contesto furono creati dapprima i campi di Buchenwald e Sachsenhausen, il sito di Flossenbürg fu scelto per la presenza dei depositi di granito.
Le prime SS raggiunsero il campo alla fine di aprile e il primo gruppo di 100 prigionieri provenienti dal Dachau arrivò ai primi di maggio. Alla fine del 1938 i prigionieri erano oltre 1 500 e il loro numero continuò a crescere. Il periodo della costruzione del campo, degli alloggi e degli edifici di servizio fu caratterizzata da maltrattamenti e uccisioni arbitrarie da parte delle SS, in due anni furono terminati tutti gli edifici del campo prima ancora della conclusione dei lavori i prigionieri venivano sfruttati senza scrupoli nelle cave di estrazione del granito gestite da una società di proprietà delle SS, la DESt (Deutsche Erd- und Steinwerke). Nel 1939 giungono 1 000 prigionieri tedeschi provenienti da Dachau e assegnati temporaneamente a Flossenbürg, rimanendo sconvolti dalle condizioni di vita e di lavoro, in quell’anno scoppia un’epidemia di dissenteria bacillare, tra malattia e denutrizione muoiono circa 300 prigionieri.
I prigionieri del campo erano inizialmente per lo più tedeschi arrestati perché “asociali” o “criminali” contrassegnati rispettivamente con i triangoli neri e verdi, in seguito vi furono reclusi i prigionieri politici deportati da tutta Europa, i primi ebrei arrivarono nel 1940.
Nel 1940 con l’aumento della mortalità venne edificato nella parte pianeggiante, più a valle rispetto al campo, un forno crematorio, la zona del forno venne chiamata la “Valle della morte”. Il forno non era sufficiente per smaltire i numerosissimi decessi, i cadaveri vennero sepolti in fosse comuni e nei cimiteri nei dintorni. Nel dopoguerra queste salme furono portate nel sacrario all’interno del recinto del lager.
A partire dal settembre 1940 giunsero al campo i prigionieri politici provenienti da Dachau e da Sachsenhausen contrassegnati dal triangolo rosso, dal gennaio 1942 vi giunsero i primi prigionieri polacchi da Auschwitz nell’autunno dello stesso anno si registrò un massiccio arrivo di prigionieri di guerra sovietici isolati in alloggi appositi, seguendo le “linee guida per il trattamento dei commissari politici” (6 giugno 1941) dal 1941 al 1944 vennero eseguite esecuzioni di massa dei prigionieri russi. Nel 1942 i prigionieri di guerra vennero deportati in altri campi di concentramento, nella primavera dello stesso anno era cominciata la costruzione dei campi esterni.
A partire dal 1942 l’industria bellica era sempre più dipendente dalla manodopera gratuita dei campi di concentramento, all’inizio del ’42 venne fondato l’ente di gestione delle attività economiche delle SS (SS-Wirtschafts- und Verwaltungshauptamt), i comandanti dei campi vennero nominati responsabili delle aziende interne ai campi. Dal febbraio 1943 a Flossenbürg iniziò la produzione di componenti per il caccia Messerschmitt Bf 109 alla quale vennero assegnati 200 detenuti, all’inizio del 1944 erano 2 000 e nell’ottobre dello stesso anno erano 5 000.
All’inizio dell’aprile 1945 le SS iniziarono a far sparire le tracce dei propri misfatti dentro il campo, la mattina del 9 aprile, su ordine di Hitler, vi furono le esecuzioni di Bonhoeffer, Canaris, Gehre, Oster e Strünck e il 14 o il 15 venne ucciso von Rabenau.
Il 20 aprile il comandante del campo Max Koegel ordinò una marcia della morte diretta verso il campo di Dachau; quattro colonne di prigionieri si diressero verso Dachau e solo una di queste colonne, composte da 2 000/4 000 prigionieri ciascuna, giunse a Dachau il 28 aprile del 1945.
Il 23 aprile 1945 alle 10.30 circa le prime truppe della 90th Infantry Division raggiunsero il campo di concentramento dove si trovavano ancora circa 2 000 (altre fonti sostengono 1 600) detenuti abbandonati perché inabili alla marcia e in condizioni critiche. Giunsero anche le truppe della 97th Infantry Division che si occuparono dei malati e della sepoltura delle centinaia di cadaveri ritrovati. Il Counter Intelligence Corps si occupò di intervistare i sopravvissuti e della raccolta di informazioni per i successivi processi.
Il numero complessivo di prigionieri transitati da Flossenbürg non è precisamente determinabile, nell’ultimo anno di guerra spesso non venivano registrati. Fonti ufficiali parlano di circa 100 000 detenuti provenienti da 47 stati diversi, tra i detenuti vi erano 16 000 donne. Nemmeno il numero complessivo di morti è certo, dal 2000 è in corso una meticolosa opera di ricerca che ha portato ad identificare oltre 21 000 nomi dei circa 30 000 detenuti morti a Flossenbürg.
I prigionieri italiani furono oltre 2 600, un elenco di circa mille deportati italiani morti a Flossenbürg dal settembre 1944 al 19 aprile 1945 venne prodotto nascostamente dal maggiore Ubaldo Pesapane, detenuto con funzioni di scrivano che aveva accesso ai registri del campo, e salvato al momento dello sgombero del campo; è oggi conservato, insieme a memoriali e carteggi del maggiore Pesapane, presso l’Archivio di Stato di Bolzano.