Reza Shah

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Reza Pahlavi (chiamato Reza Scià il Grande dopo la sua morte; Shahrestān di Savadkuh, 15 marzo 1878 – Johannesburg, 26 luglio 1944) è stato il primo e penultimo Scià di Persia della dinastia Pahlavi da lui creata.
Rezā Shah Pahlavi nacque nel villaggio di Alasht nella contea di Savadkuh, provincia di Māzandarān, nel 1878, figlio del maggiore dell’esercito Abbas Ali Khan e di Noushafarin Ayromlou. Sua madre era un’immigrata musulmana della Georgia (allora parte dell’Impero russo), e la sua famiglia era immigrata in Persia dopo che questa era stata costretta a cedere tutti i suoi territori nel Caucaso a seguito delle Guerre russo-persiane molti decenni prima della nascita di Reza Shah. Suo padre era in servizio nel 7º reggimento Savadkuh ed aveva combattuto nella Guerra anglo-persiana del 1856.
Abbas Ali Khan morì improvvisamente il 26 novembre 1878, quando Reza aveva appena 8 mesi. Dalla morte di suo padre, la madre di Reza si spostò nella casa di suo fratello a Tehran. Si risposò nel 1879 e lasciò Reza alle cure di suo zio. Nel 1882, suo zio passò Reza nella famiglia di un caro amico, Vartan Gorguekoohi, ufficiale dell’esercito persiano. Quando Rezā raggiunse i 16 anni di età, entrò nella brigata persiana dei cosacchi. Nel 1903, svolse per qualche tempo il compito di attendente del console generale olandese in Persia, Frits Knobel.
Egli servì anche nell’Esercito iraniano dove divenne specialista in artiglieria ed ottenne il rango di sergente all’epoca del comando del principe Abdol Hossein Mirza Farmanfarma. Nel 1911, grazie ad una brillante carriera militare, giunse al rango di tenente e nel 1912 raggiunse quello di capitano. Nel 1915 venne promosso al rango di colonnello. Divenne in seguito generale di brigata al comando della brigata cosacca di cui era membro e fu l’ultimo ufficiale a ricoprire questa carica, e l’unico comandante iraniano nella storia del corpo, succedendo in tale posizione al colonnello russo Vsevolod Starosselsky, che aveva aiutato Reza Khan ad ottenere tale posizione nel 1918.
Alla fine della prima guerra mondiale, la Persia attraversava una fase di profonda crisi economica ed estrema debolezza politica. Nel 1919 i britannici tentarono di formalizzare un protettorato tramite l’Accordo Anglo-Persiano, che tuttavia non entrò mai in vigore per le proteste popolari. La Persia risentiva anche gli effetti della rivoluzione bolscevica nel vicino Impero russo. Nel 1920 nella Provincia settentrionale del Gilan vi fu uno sbarco sovietico e fu proclamata una Repubblica Socialista Sovietica Persiana indipendente (RSS Persiana). Nel febbraio del 1921, Reza Khan Mirpanj, compì un colpo di Stato assieme al giornalista Ziya al-Din Taba’taba’i, che divenne il Primo ministro.
Reza era un comandante militare che era salito nei ranghi della Brigata cosacca, unica unità moderna dell’esercito persiano creata dai russi al tempo degli zar. Dopo la Rivoluzione d’ottobre gli ufficiali russi si ritirarono ed egli assunse il comando della Brigata, diventando noto come Reza Khan Sardar Sepah.
Partendo con le sue truppe da Qazvin, 150 chilometri a ovest di Teheran, il generale Reza Khan catturò i punti nevralgici della capitale senza quasi incontrare resistenza e costrinse il governo a dimettersi.
Il suo primo incarico fu quello di comandante dell’esercito, che in seguito combinò con quello di ministro della guerra, assumendo allo stesso tempo il titolo di Sardar Sepah. Fino al 1923 ci furono Premier civili, ma il futuro monarca incrementò presto i suoi poteri. Sul modello di Mustafa Kemal Atatürk in Turchia, Reza Khan puntava al potere assoluto per poter imporre il suo modello di Stato. Nel 1923 divenne quindi Primo ministro, e subito dopo Ahmad Qajar, ultimo scià della dinastia Qajar, fu deposto e lasciò il paese per l’Europa. Il 12 dicembre 1925, il Majles dell’Iran, riunito come assemblea costituente, votò l’incoronazione di Reza Khan a nuovo Scià di Persia.
Tra i pochi deputati persiani che si opposero al cambio di dinastia e alla svolta assolutista vi furono l’Ayatollah Modarres e Mohammad Mossadeq, futuro Primo ministro. Dal matrimonio con Taj al-Moluk (1896 – 1982) nacque suo figlio e successore Mohammad Reza Pahlavi. Nel 1922 Reza Khan si sposò per la terza volta con Turan (Qamar al-Molk) Amir Soleymani (1904 – 1995). Da questo matrimonio nacque un altro figlio (Gholam Reza). Reza Khan divorziò poco dopo da lei, nel 1923.
Il 12 dicembre 1925, iniziò per la Persia una nuova era, quando Reza Scià fu proclamato re e il 25 aprile 1926 pose sul suo capo la corona imperiale iraniana. Allo stesso tempo, suo figlio Mohammad Reza venne proclamato principe ereditario. Durante i 16 anni di regno di Reza Scià vennero costruite importanti strade e la ferrovia trans-iraniana, fu introdotto un sistema d’istruzione moderno e venne fondata l’Università di Teheran.
Per la prima volta si ebbe un invio sistematico di studenti iraniani in Europa. L’industrializzazione della nazione venne accelerata. I suoi conseguimenti furono grandi, ma per la metà degli anni trenta, lo stile di governo dittatoriale di Reza Scià provocò insoddisfazione in Iran. Durante la sua ascesa al potere si era appoggiato al clero sciita, compiendo anche un simbolico pellegrinaggio sia a Qom sia nelle città sante di Najaf e Kerbela (in Iraq).
Le gerarchie sciite sostennero la sua incoronazione anche per il timore di derive repubblicane sul modello della Turchia, dove Mustafà Kemal aveva abolito il califfato sunnita ottomano. Divenuto scià, Reza abbandonò tuttavia l’alleanza col clero sciita e avviò varie campagne di modernizzazione e laicizzazione del Paese. Di qui la crescente opposizione da parte del clero militante guidato, fin al suo arresto, dall’Ayatollah Modarres. Nel 1933 egli si scontrò con i britannici per il rinnovo della concessione petrolifera alla AIOC Anglo-Persian Oil Company. Nel 1935 poi cambiò il nome ufficiale del Paese da Persia a Iran.
Adducendo la preoccupazione a che Reza Scià fosse sul procinto di allineare la sua nazione ricca di petrolio con la Germania nazista, durante la seconda guerra mondiale, il Regno Unito e l’Unione Sovietica lanciarono un ultimatum per l’espulsione dei residenti tedeschi e nel 1941 occuparono militarmente l’Iran. Reza Scià fu costretto ad abdicare in favore del figlio Mohammad Reza Pahlavi. Secondo vari storici, il timore dell’influenza germanica fu solo un pretesto, mentre la vera ragione dell’invasione fu la necessità di aprire una via sicura di rifornimento militare all’Unione Sovietica, allora sotto attacco da parte della Germania nazista. Reza Scià andò in esilio, prima a Mauritius, e quindi a Johannesburg in Sudafrica, dove morì nel 1944. La sua salma è stata ospitata per un breve periodo nella Moschea di al-Rifa’i, al Cairo, dove attualmente è sepolto suo figlio, l’ultimo Scià Mohammad Reza Pahlavi, che morì al Cairo nel 1980. Dopo la Seconda guerra mondiale la sua salma tornò in patria e venne sepolta nel mausoleo a lui dedicato vicino Teheran. Nel 1979, durante la Rivoluzione iraniana, il mausoleo è stato distrutto e la sua salma è andata perduta fino al 23 aprile 2018, quando è stata ritrovata.