Bronislav Kaminski

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Bronislav Vladislavovič Kaminskij (Vitebsk, 16 giugno 1899 – Łódź, 28 agosto 1944) è stato un militare russo, comandante della 29. Waffen-Grenadier-Division der SS (russische Nr. 1), anche conosciuta come Brigata Kaminskij e precedentemente come Esercito Russo di Liberazione – RONA.
Si trattava di una formazione armata nata in funzione anti-partigiana, costituita da volontari russi provenienti dalla cosiddetta Repubblica di Lokot. Durante la rivolta di Varsavia, un reggimento della brigata mista venne chiamato ad intervenire per reprimere la sommossa macchiandosi di atrocità e saccheggi. I comandi tedeschi ravvisarono che la brigata era troppo indisciplinata e inaffidabile. Kaminskij chiamato a Łódź per partecipare ad un incontro per definire la leadership non raggiungerà mai l’appuntamento. Ufficialmente, i partigiani polacchi furono accusati di un presunto agguato in cui trovarono la morte Kaminskij ed alcuni funzionari del RONA (tra cui il capo brigata-di-personale Waffen-Obersturmbannführer Ilya Shavykin). Altre fonti dicono che fu posto di fronte a un tribunale militare e poi fucilato.
Di padre polacco e madre tedesca, dopo aver frequentato il Politecnico di San Pietroburgo, raggiunge la laurea in ingegneria trovando subito impiego in una grande società chimica.
L’avvento del nazionalsocialismo in Germania rinforzò le sue idee anticomuniste ed antisemite, idee queste che lo condussero all’arresto da parte delle autorità sovietiche. Nel luglio del 1935 venne arrestato dal Nkvd come spia polacca e tedesca e condannato a dieci anni di gulag. Rilasciato dopo cinque anni, trova lavoro come operaio in una ditta di distillati nel piccolo villaggio di Lokot, a sud di Brjansk nella Russia centrale.
Nasce la conoscenza con Ivan Vosbokoinov un altro attivista anticomunista e fondatore di un partito nazionalsocialista sovietico (Narodnaja Socialističeskaja Partiyj).
Dopo l’avanzata delle truppe naziste nell’area ed in seguito all’intensificarsi dell’attività partigiana, le autorità tedesche autorizzano all’inizio di ottobre del 1941 proprio il maggiore Vosbokoinov a formare una milizia di difesa locale con volontari russi.
Tra i primi collaboratori di Vosbokoinov proprio Bronislav Kaminskij, desideroso di vendicarsi degli anni trascorsi nel gulag del regime sovietico.
Kaminskij costituisce una milizia locale composta 10.000-15.000 uomini. I suoi soldati, vestiti con una divisa in stile russo, assumono il nome di Esercito russo di liberazione nazionale, o RONA (POHA in alfabeto cirillico). Inizialmente, (a metà del 1942), la brigata era composta da 85% di abitanti locali, per lo più volontari russi. La parte restante era composta da disertori dell’Armata Rossa e prigionieri di guerra russi. La brigata ha partecipato a varie operazioni anti-partigiana, ad esempio, nella regione di Orel nel maggio del 1943 e in Bielorussia in aprile-maggio 1944, nonché alle operazioni contro l’Armata Rossa nella regione Siewsk-Dmitrowsk.
La ritirata sulla linea del fronte sovietico-tedesco, costringe i reparti del RONA a lasciare la zona di origine portando con sé ben 50.000 civili. Il trasferimento avviene prima a Lepel’ in Bielorussia nel mese di agosto del 1943 e poi a metà del 1944 nella regione Częstochowa in Polonia. Lì, nel luglio del 1944 il RONA viene riorganizzato, acquisendo il grado Waffen-SS Brigade RONA.
All’inizio di agosto 1944, 1.700 soldati del RONA sotto il comando del maggiore Jurij Frolov (Jurij Frolow) sono inviati ad unirsi al gruppo del generale delle SS Heinz Reinefarth, con l’ordine di sopprimere la rivolta di Varsavia. La brigata combatte nei distretti Ochota e Wola (3-27 agosto 1944), e nella Foresta Kampinos alla periferia di Varsavia tra il 27 agosto e 4 settembre, 1944. Tra i civili di Varsavia la RONA guadagna la reputazione di essere formata da spietati rapinatori, stupratori e assassini che hanno commesso molte atrocità. Durante la rivolta di Varsavia, il RONA perse 400 soldati (circa il 40% degli originali 1.700) soldati, incluso il maggiore Frolov.
Alla fine dell’agosto 1944, Bronislav Kaminskij viene arrestato, processato e giustiziato, probabilmente su ordine di von dem Bach. Ci sono molte ipotesi sul motivo dell’esecuzione Kaminskij: ritorsione per i saccheggi oppure la violenza e l’uccisione di due donne tedesche, membri dell’organizzazione germanica Kraft durch Freude. Altre versioni fanno invece riferimento ad Heinrich Himmler deciso a supportare il generale Andrej Vlasov e quindi liquidare il potenziale rivale. La versione più probabile, fornita dallo stesso Dallin, descrive la fine Kaminskij come fatto susseguente ad un incontro presso il comando tedesco, prospettato per risolvere la sorte dei suoi civili. Una volta presentatosi, era stato rimproverato di saccheggio selvaggio delle sue truppe.
Kaminskij era infuriato: in primo luogo, prima di entrare in azione, ai suoi uomini era stata promessa mano libera. In secondo luogo, non riusciva a comprendere il punto di vista tedesco: lui e i suoi uomini avevano, in anni di lotta per i tedeschi, perso tutto quello che avevano – e ora non sarebbe nemmeno stato permesso di compensare ciò a spese dei polacchi traditori e ribelli?
Ne seguì un grave alterco, fino a quando uno scontento e timoroso Kaminskij fu frettolosamente richiamato a Varsavia. Pochi giorni dopo i suoi uomini furono informati che era stato ucciso. La versione trasmessa sulle prime accusava dell’omicidio partigiani polacchi che avrebbero teso un’imboscata a Kaminskij, al capo del suo staff, al medico e all’autista mentre viaggiavano in macchina a circa trenta chilometri a sud di Varsavia.