Campo di Lanciano

Il campo di internamento di Lanciano è uno dei numerosi campi di internamento istituiti dal governo fascista in seguito all’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, per accomodarvi stranieri e antifascisti. Fu operante dal luglio 1940 al settembre 1943. Fu allestito presso l’abitazione di Villa Sorge, nell’allora zona periferica di Lanciano, che oggi corrisponde al quartiere Cappuccini.

Poco dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il 27 giugno 1940, iniziò anche l’agonia dei prigionieri ebrei, slavi o semplicemente dissidenti politici, nei campi d’internamento. In Abruzzo aprirono circa 15 campi, e anche Lanciano ebbe il suo campo di prigionia a Villa Sorge, nel quartiere Cappuccini (attuale incrocio di via Petragnani con via M. Eisenstein, alla fine del viale Marconi).

La villa era composta di 3 piani, piano terra con 4 camere, primo piano con 5 e un secondo con 3, ed era proprietà dell’avvocato Filippo Sorge.

Il 15 settembre 1940 risultavano internate a Villa Sorge 49 donne ebree con 4 bambini, anche se giù 71 internate erano state già alloggiate ivi, e successivamente smistate in altri campi. Le donne internate non erano solo della città, ma anche di altre zone dell’Europa.
Gran parte delle notizie sono tratte dal racconto della prigioniera Maria Eisenstein, internata n. 6, che soggiornò alla villa tra il 4 luglio e il 13 dicembre 1940. Al termine della prigionia, l’Eisenstein redasse un prezioso diario memorualistico, “L’internata n. 6”, in cui spiegò e raccontò le varie vicende, e analizzò le varie mansioni a cui le donne erano dedite (cucinare, lavare, pulire), per poi essere smistate e trasferite in altri alloggiamenti.

Sempre in questi anni ci fu il rastrellamento quasi totale del “ghetto” presso il rione Lancianovecchia, e delle altre minoranze baltiche risiedenti da secoli nei rioni Civitanova-Sacca. Nei giorni dell’invasione tedesca dell’8 settembre 1943, Lanciano patì dure sofferenze e privazioni, fino all’esasperazione morale che sfociò nella rivolta dei cosiddetti “martiri ottobrini”.

La rappresaglia tedesca fu molto vendicativa nei confronti della cittadinanza, e venne incendiato il corso con i portici, distrutti i negozi, incendiati gli stabilimenti principali del viale dei Cappuccini, inclusa la casa editrice Carabba. Tuttavia le forze alleate americane e inglesi erano alle porte della città, provenendo da Vasto, e dopo combattimenti presso le campagne della città, in direzione Mozzagrogna, riuscirono il 13 dicembre a liberare provvisoriamente la città. L’arcivescovo di Lanciano Monsignor Pietro Tesauri, durante la battaglia, si adoperò molto per proteggere la popolazione, fornendo rifugio e vettovaglie ai profughi e ai combattenti.
Il 20 aprile 1944 ci fu un violento bombardamento aereo da parte degli stukas tedeschi, confidando in un attacco a sorpresa. Il bombardamento colpì parte del centro storico e specialmente Piazza del Plebiscito, mietendo numerose vittime, distruggendo la Casa di Conversazione del comune, danneggiando la torre della Cattedrale, e riducendo in macerie la chiesa di San Giovanni a Lancianovecchia.