Olanda

L’occupazione nazista dell’Olanda ebbe inizio nel maggio 1940, dopo cinque giorni di combattimenti. I bombardieri della Luftwaffe, l’aviazione militare tedesca, sganciarono grandi quantità di esplosivi sulla città di Rotterdam nel corso dell’attacco passato alla storia come “Blitz di Rotterdam”, durante il quale morirono quasi un migliaio di civili e furono distrutte decine di migliaia di abitazioni. Il giorno seguente l’alto comando olandese, consapevole della scarsità di rifornimenti e munizioni, si arrese ufficialmente alla Germania.
All’inizio dell’occupazione tedesca, il centro di Rotterdam fu ridotto in macerie, il governo e la famiglia reale fuggirono e furono introdotte misure antisemite. Nel giugno 1941, in seguito all’invasione dell’Unione Sovietica da parte delle potenze dell’Asse e alle successive sconfitte di Mosca e Stalingrado, la Germania pretese contributi sempre maggiori da parte della popolazione olandese, la cui situazione peggiorò ulteriormente. La produzione era volta quasi esclusivamente a sostenere lo sforzo bellico, mentre la repressione del popolo olandese diventava sempre più drastica, soprattutto nei confronti degli ebrei.
In Olanda, la popolazione ebraica venne perseguitata in maniera crudele e metodica. Le pratiche di discriminazione e repressione contro gli ebrei furono messe in atto subito dopo l’invasione. Agli ebrei fu imposto il divieto di frequentare luoghi pubblici e furono rimossi da ogni carica amministrativa. Nel 1941, i nazisti cominciarono a deportarli nei campi di concentramento di Mauthausen-Gusen.
Il 22 e 23 febbraio 1941, le forze tedesche fecero irruzione nel quartiere ebraico di Amsterdam procedendo con l’arresto e la successiva deportazione di oltre 400 uomini. La reazione del popolo olandese fu un caso unico nell’Europa occupata dai nazisti: la gente organizzò lo “sciopero di febbraio”, una manifestazione generale di due giorni che ebbe inizio il 25 febbraio 1941, ma l’iniziativa sortì purtroppo scarsi risultati. A partire dal 1942, gli ebrei furono obbligati a indossare la stella di David e furono deportati in numero sempre maggiore nei campi di concentramento. Nello stesso anno i tedeschi allestirono un campo di transito a Westerbork, nella provincia di Drenthe. Furono costruiti campi di concentramento anche presso Vught e Amersfoort. Oggi è possibile visitare il museo e il memoriale di Kamp Vught e ripercorrere, con l’ausilio dell’audioguida, le storie dei suoi prigionieri. Nel 1945, al termine della guerra, si contarono solo circa 38.000 sopravvissuti dei 140.000 ebrei che vivevano in Olanda nel 1941.
In questo periodo furono commesse atrocità indicibili. Tra gli esempi più sconcertanti, lo sgombero forzato dell’ospedale psichiatrico ebraico Het Apeldoornse Bosch, in seguito al quale centinaia di disabili e malati mentali furono trasferiti ad Auschwitz-Birkenau per essere uccisi. Visita Het Apeldoornse Bosch, ora conosciuto come Zorginstelling ‘s Heeren Loo, per scoprire di più sull’ex ospedale e sulla storia dei suoi pazienti.
Durante l’occupazione dell’Olanda, un impatto sociale molto forte ebbe l’Arbeitseinsatz, ovvero la coercizione dei civili che obbligava ogni uomo di età compresa tra i 18 e i 45 anni a lavorare nelle industrie belliche tedesche. Nell’ambito di questo programma, circa 500.000 olandesi furono deportati in Germania contro la propria volontà. La vita in fabbrica era brutale oltre che pericolosa, poiché gli edifici venivano sistematicamente bombardati dagli Alleati. Chi non accettava tale imposizione era costretto alla clandestinità.
Nel 1943, la tensione tra popolazione olandese e invasore tedesco era all’apice. Il clima di inimicizia si inasprì ulteriormente con la costruzione del Vallo Atlantico, un’imponente linea di difesa costiera eretta dai nazisti, che si estendeva dalla regione sudoccidentale della Francia fino a Danimarca e Norvegia. In Olanda, il vallo occupava grandi tratti di costa nei pressi dell’Aia e di Scheveningen e molti olandesi furono costretti a lavorare alla sua costruzione. In generale furono evacuate decine di migliaia di abitazioni e molti furono costretti a lasciare la propria casa per fare spazio alla linea di fortificazione. Per saperne di più sulla storia del Vallo Atlantico consigliamo di visitare la regione dei Wadden, nella parte settentrionale dell’Olanda.
Molti olandesi non potevano ovviamente tollerare i soprusi ai danni del loro paese e dei loro connazionali, e opposero quindi resistenza all’invasore. Il controspionaggio, le azioni di sabotaggio e le reti di comunicazione organizzati dalla Resistenza offrirono un sostegno decisivo alle forze alleate durante l’intero processo di liberazione dell’Olanda. La Resistenza era costituita perlopiù da piccole cellule indipendenti che furono responsabili di una serie di attività sovversive come la falsificazione di tessere annonarie e banconote, la raccolta di informazioni, la stampa di pubblicazioni clandestine e il sabotaggio di linee telefoniche e ferroviarie. Se scoperti, i membri della Resistenza venivano condannati a morte seduta stante.
A Scheveningen è possibile visitare l’Oranjehotel, una casa di reclusione dove venivano imprigionati e interrogati i membri della Resistenza. Circa 250 prigionieri incarcerati in questa struttura furono poi condannati a morte e giustiziati nella vicina Waalsdorpervlakte. Inoltre, se attaccati dai membri della Resistenza, i tedeschi attuavano spietate rappresaglie. Nel villaggio di Putten 602 uomini, ovvero quasi l’intera popolazione maschile, furono arrestati e deportati nei campi di concentramento come rappresaglia per l’attentato contro un veicolo che trasportava membri della Wehrmacht. Nel borgo di Woeste Hoeve 116 uomini furono rastrellati e giustiziati dopo l’agguato al comandante delle SS, il generale Hanns Rauter, e altri 147 prigionieri della Gestapo furono giustiziati altrove. Si trattò della più grande esecuzione di massa avvenuta in Olanda durante la seconda guerra mondiale.
Un altro aspetto della Resistenza consisteva nell’offrire rifugio e nascondiglio a profughi e nemici del regime nazista. Le persone che vivevano in clandestinità erano chiamate onderduikers (letteralmente “i sommersi”). Tra questi vi erano anche i componenti della famiglia di Anna Frank. Oggi è possibile visitare “il villaggio segreto” nelle fitte foreste che circondano Vierhouten, dove circa 80 persone rimasero nascoste per oltre un anno. Un altro rifugio era Nieuwlande, nella provincia di Drenthe, uno degli unici due villaggi al mondo a ottenere il riconoscimento collettivo di “Giusto tra le nazioni” da parte di Israele per avere salvato ebrei durante la guerra.
Il 5 maggio 1945 l’Olanda era di nuovo libera, ma il prezzo da pagare era stato altissimo. Enormi porzioni di campagna, villaggi e città erano andati distrutti. Conteggiare il numero dei morti era quasi impossibile. Oggi si possono visitare memoriali e cimiteri che rendono omaggio a coloro che persero la vita durante il conflitto. Il cimitero militare di Loenen custodisce le salme di oltre 3.900 vittime della guerra tra civili, membri della Resistenza e prigionieri politici, mentre nel cimitero militare di Grebbeberg, nei pressi di Rhenen, riposano i soldati olandesi che perirono nel maggio 1940. Ysselsteyn, nella provincia del Limburgo, è l’unico cimitero di guerra tedesco situato in Olanda. Qui, su un’area di 17 ettari, sono sepolti circa 32.000 soldati. È anche possibile visitare altri cimiteri di guerra che sorgono in diversi luoghi dell’Olanda e che accolgono le spoglie di soldati americani, canadesi, britannici, polacchi, francesi e tedeschi, insieme a quelle dei civili che persero la vita durante la seconda guerra mondiale.