Campo di Pollenza

Nel giugno del 1940 fu creato a Pollenza un campo di internamento civile, esclusivamente per donne. Il campo si trovava in contrada Santa Lucia, a Villa Lauri, tenuta di campagna della famiglia Ciccolini-Costa. Era circondato da un parco e la casa era dislocata su tre piani e poteva contenere al massimo un centinaio di persone. Vi furono ospitate quasi esclusivamente donne straniere di varie nazionalità: slave, greche, francesi, e polacche. La maggior parte erano di religione ebraica.

Nei primi mesi il campo fu gestito dai direttori dei campi di Treia e Urbisaglia e, successivamente, da un commissario di pubblica sicurezza; poi si susseguirono ben quattro direttrici, tra cui delle insegnanti elementari. Le condizioni di vita erano piuttosto buone, anche se il trattamento delle internatevariava a seconda della nazionalità e delle categoria di appartenenza. Infatti secondo un rapporto dell’ispettore generale Lorito, le recluse inglesi ricevevano maggiori attenzioni da parte della direzione, scatenando dissapori e invidie. Al contrario, molto più difficili sono stati i rapporti intrattenuti con altre detenute, come nel caso di Dolores Barreiro e Hildegarde Simon. La prima, nella primavera del 1943, denunciata per oltraggio al dirigente del campo, raccontò nel corso dell’interrogatorio che questo l’aveva schiaffeggiata; la seconda, degente in ospedale per un’accertata patologia del ginocchio informò la questura d’essere stata accusata di simulazione e costretta a percorrere a piedi i sei chilometri che separavano il campo dall’ospedale.

Alle internate poco abbienti veniva corrisposto un sussidio giornaliero di Lire 6. Tutta la corrispondenza inpartenza dal Campo veniva preventivamente censurata con un piccolo bollo circolare in gomma e con l’indicazione “Campo Concentramento Pollenza” e stemma al centro. Nel caso si trattasse di lettere, dovevano essere censurate anche all’interno e riportare l’indicazione “Verificato per censura”.

Il 12 febbraio 1942 furono trasferite a Pollenza 65 internate dal campo di Lanciano, in procinto di chiudere. Il giorno precedente il Commissario scriveva al Podestà di Pollenza: ≪Si prega disporre per la fornitura a questo Campo di Concentramento 65 razioni di pane in più perché nella giornata di domani arriveranno qui altre 65 internate da Lanciano per trasferimento del campo. Poiché il pane, in forma grossa, che viene fornito a questo campo si rende immangiabile, perché poco cotto, si prega, come già d’intesa con Voi e col sanitario, di voler provvedere per la confezione di tutte le razioni in forme del peso di 200 grammi l’una. Si prega provvedere altresì per l’aumento delle razioni dicarne≫ (Cruciani 1993, p.39).

Dopo l’8 settembre, molte internate fuggirono mentre quelle che restarono passarono sotto le disposizioni del Comando Militare Tedesco di Macerata che, il 30 settembre 1943, stabilì il loro trasferimento all’ex campo per prigionieri di Sforzacosta, trasformato ormai in luogo di raccolta per ex internati ed altri civili. Il campo di Pollenza rimase chiuso fino al 19 gennaio 1944, quando riprese a funzionare alle dipendenze della Rsi. Il 7 febbraio vi furono portati 50 ex internati ebrei (uomini e donne) fuggiti dai campi della zona dopo l’8 settembre. A metà marzo del 1944, il campo venne attaccato dai partigiani: sei ebrei riuscirono ad evadere aggregandosi agli assalitori. Infine, l’avvicinarsi del fronte rese il luogo ormai poco sicuro. Così, il 31 marzo 1944, il campo venne definitivamente chiuso e gli ultimi 44 ebrei ancora presenti furono trasportati a Fossoli da un reparto di SS.