Estonia

Il ruolo dell’Estonia durante la seconda guerra mondiale è complesso da analizzare e ha subito varie fasi nel corso del conflitto. Prima dello scoppio della guerra, la Germania e l’Unione Sovietica avevano firmato il patto Molotov-Ribbentrop, relativo alla spartizione degli stati sovrani, tra cui l’Estonia, disciplinata in particolare nel protocollo aggiuntivo segreto dell’agosto 1939.
La Repubblica d’Estonia proclamò la sua neutralità nella guerra ma, essendo rientrata nella sfera di influenza sovietica per via dell’accordo sopraccitato, fu tuttavia occupata dall’Unione Sovietica nel 1940, evento seguito da arresti politici di massa, deportazioni ed esecuzioni. Quando i tedeschi dichiararono guerra a Mosca avviando l’operazione Barbarossa nel 1941, i filo-indipendentisti fratelli della foresta per l’indipendenza sottrassero l’Estonia meridionale al controllo dell’NKVD e dell’8ª armata prima dell’arrivo della 18ª armata tedesca. Allo stesso tempo, i battaglioni di distruzione paramilitari sovietici effettuarono spedizioni punitive, tra cui saccheggi e uccisioni, basate sulla tattica della terra bruciata proclamata da Iosif Stalin. L’Estonia fu occupata dalla Germania e accorpata al Reichskommissariat Ostland.
Nel 1941, gli estoni furono arruolati nell’8º Corpo estone di fucilieri e nel 1941-1944 alla Wehrmacht, mentre alcuni tra coloro che riuscirono a sfuggire alle mobilitazioni si recarono in Finlandia e diedero vita al 200º reggimento di fanteria finlandese. Circa il 40% della flotta estone prebellica fu requisita dalle autorità britanniche e impiegata nei convogli atlantici. Circa 1 000 marinai estoni prestarono servizio nella marina mercantile britannica, di cui 200 in qualità di ufficiali. Un piccolo numero di estoni prestò invece servizio nella Royal Air Force, nell’esercito britannico e nell’esercito degli Stati Uniti.
Da febbraio a settembre 1944, il distaccamento dell’esercito tedesco “Narwa” ritardò il piano di riconquista sovietico dell’Estonia. Dopo aver violato la difesa del II Corpo d’armata attraverso il fiume Emajõgi e sconfitto le truppe estoni indipendentiste, l’Armata Rossa rioccupò l’Estonia continentale nel settembre del 1944 e, dopo la guerra, l’Estonia ridivenne una repubblica sovietica dell’Unione nota come RSS Estone fino al 1991, anche se la Carta Atlantica affermava che non sarebbero stati previsti accordi territoriali.
Le perdite della seconda guerra mondiale in Estonia, stimate al 23,9% della popolazione (271 200 su 1 136 400), risultarono tra le percentuali più alte in Europa. Sulla base dei rapporti, 81 000 vittime erano di etnia estone e nel dato risultano inclusi i morti nelle deportazioni sovietiche nel 1941, nelle esecuzioni sovietiche, nelle deportazioni tedesche e le vittime dell’Olocausto in Estonia. Volendo invece circoscrivere il numero al solo triennio di occupazione tedesca (1941-1944), pur risultando abbastanza arduo tentare di ricostruire una cifra esatta, secondo lo storico Raun è possibile ritenere la morte di più di 100 000 estoni.