Pierre Daye

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Pierre Daye (1892, Schaerbeek, Belgio – 1960, Buenos Aires, Argentina) era un giornalista belga e collaboratore nazista. Come sostenitore del Partito Rexista, Daye si è esiliato nell’Argentina di Juan Peron dopo la seconda guerra mondiale.

Nella prima guerra mondiale Daye prestò servizio nell’esercito belga sul fronte Yser e nell’Africa orientale. Nel 1918 pubblicò un libro sulle sue esperienze nella battaglia di Tabora.

Pierre Daye era responsabile della politica estera nel Nouveau Journal, un giornale a sostegno della tesi nazionalsocialista creata nell’ottobre 1940 da Paul Colin e diretta da Robert Poulet. 

Daye era azionista delle Editions de la Toison d’Or create durante la guerra (su un totale di 150 azioni, 135 erano di proprietà del gruppo slovacco Mundus, che era responsabile del Ministro degli affari esteri del Reich, guidato da Joachim von Ribbentrop).

Daye era corrispondente di Je suis partout, la rivista di lingua francese ultra collaborazionista guidata da Robert Brasillach. Fu condannato a morte come collaboratore il 18 dicembre 1946 dal Consiglio di guerra di Bruxelles. 

Dopo la guerra, fuggì in Argentina con l’aiuto di Charles Lescat, che lavorò anche a Je suis partout. Lì prese parte all’incontro organizzato da Juan Perón nella Casa Rosada durante il quale fu creata una rete (colloquialmente chiamata ratline), per organizzare la fuga di criminali di guerra e collaboratori. Insieme al connazionale René Lagrou e ad altri come Jacques de Mahieu, Daye divenne il centro delle vie di fuga naziste. 

In Argentina, Daye riprese le sue attività di scrittura, diventando redattore di una recensione ufficiale peronista. Tornò in Europa dove scrisse le sue memorie e morì nel 1960 in Argentina.