Secolo XX

OLOCAUSTO

Nel 1933, con l’ascesa al potere di Adolf Hitler e del partito nazista in Germania, la situazione ebraica divenne più severa. Le crisi economiche, le leggi razziali antisemite, e la paura di una guerra imminente portò molti ebrei a fuggire dall’Europa verso la Palestina, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.

Nel 1939 iniziò la Seconda Guerra Mondiale e fino al 1941 Hitler occupò gran parte dell’Europa, inclusa la Polonia — dove milioni di ebrei vivevano a quell’epoca — e la Francia. Nel 1941, a seguito dell’invasione dell’Unione Sovietica, cominciò la “Soluzione finale della questione ebraica” (in lingua tedesca Endlösung der Judenfrage), una vasta operazione organizzata su una scala senza precedenti, finalizzata alla distruzione del popolo ebraico mediante la conseguente persecuzione e sterminio degli ebrei nell’Europa politica, che includeva il Nordafrica europeo (il Nordafrica pro-nazista di Vichy e la Libia italiana). Questo genocidio, in cui circa sei milioni di ebrei furono uccisi con metodo e crudeltà, è noto come “Olocausto” o Shoah (in lingua ebraica: השואה, HaShoah, “catastrofe, distruzione”). In Polonia più di un milione di ebrei vennero trucidati in camere a gas nel solo campo di concentramento di Auschwitz.

L’enorme scala della Shoah e gli orrori che accaddero in quel periodo, influenzarono pesantemente il popolo ebraico e l’opinione pubblica mondiale, che capirono le dimensioni dell’Olocausto solo dopo la guerra. Nel dopoguerra gli sforzi quindi aumentarono per stabilire uno stato ebraico in Palestina.

Bambino nel Ghetto di Varsavia