Romania

Come risultato del patto Molotov-Ribbentrop, la Romania si vide imporre dall’URSS nel giugno 1940 la cessione della Bassarabia e, con sorpresa, anche della Bucovina settentrionale che in precedenza era appartenuta all’Austria e non alla Russia. L’Armata rossa fece irruzione in Bessarabia e nella Bucovina settentrionale, senza rispettare i tempi minimi pattuiti con il governo di Bucarest per il ritiro delle proprie forze. Le truppe sovietiche aprirono il fuoco contro i soldati rumeni in marcia verso il nuovo confine e contro la popolazione civile in fuga provocando numerose vittime anche fra donne e bambini. Si ricorda al riguardo il massacro di Fântâna Albă. Bessarabia e Bucovina settentrionale vennero annesse dall’Unione Sovietica. L’atto di forza dell’URSS risvegliò il revanscismo ungherese. Vi era tuttavia il freno della Germania, che pur mostrando comprensione per le rivendicazioni del governo di Budapest, non aveva alcun interesse a mettere a repentaglio le forniture di petrolio da parte della Romania. Berlino spingeva quindi per una soluzione di compromesso incentrata sulla spartizione della Transilvania. Nell’agosto del 1940 fu convocata a Vienna una conferenza con la partecipazione dei tre paesi ai quali venne aggiunta l’Italia. Il nuovo assetto territoriale imposto alla Romania prevedeva la cessione dell’area dove i magiari rappresentavano la maggioranza assoluta della popolazione, ma data la non contiguità con l’Ungheria, veniva imposta la cessione di un corridoio a maggioranza rumena.
Il re perse consensi per l’arrendevolezza di fronte alle pressioni esterne e fu costretto ad abdicare a favore del figlio Michele. Prese allora il potere in veste di dittatore il generale Ion Antonescu, considerato filo-francese, che godeva della stima dell’esercito e non era inviso ai partiti democratici. Il crollo militare della Francia ed il rafforzamento della Germania non lasciavano tuttavia alla Romania larghi spazi di manovra. La Romania entrò nella seconda guerra mondiale a fianco delle Potenze dell’Asse nel giugno 1941, invadendo l’Unione Sovietica e recuperando temporaneamente la Bassarabia e la Bucovina. Anzi, l’esercito rumeno imprudentemente continuò l’avanzata sino al Caucaso. Inoltre i rumeni collaborarono con i militari germanici nell’internamento e negli eccidi di cui furono vittime le comunità ebraiche nei territori occupati – massacro di Odessa. In seguito, tuttavia, le sorti della guerra si rovesciarono. Il disastro di Stalingrado, la resa dell’Italia e l’irresistibile avanzata dell’Armata rossa dissolsero la popolarità di Antonescu e la Romania cercò di uscire dal conflitto prendendo contatti con gli Alleati. La risposta raggelante fu di trattare la resa con il governo di Mosca. Era noto però che i sovietici detestavano il dittatore rumeno.
Nell’agosto del 1944, un colpo di Stato condotto da re Michele, con il supporto degli oppositori politici e dell’esercito depose Antonescu e mise l’esercito della Romania a fianco dell’Armata rossa nell’avanzata verso la Germania. La Romania ebbe pesanti perdite nella lotta contro i tedeschi in Transilvania, Ungheria e Cecoslovacchia.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, la Transilvania settentrionale fu riunita alla Romania, ma, a nord-est, Bassarabia, Bucovina settentrionale e il Territorio di Herța furono assegnati definitivamente all’Unione Sovietica e una parte della Dobrugia (il cosiddetto Quadrilatero) alla Bulgaria. Dopo la firma del Trattato di pace l’URSS si impadronì dell’Isola dei Serpenti, l’unica isola in mare aperto della Romania, che venne adibita a base militare e spostò verso ovest anche il confine sul delta del Danubio. Il governo di Bucarest, con il paese ancora occupato dall’Armata rossa, fu costretto ad accettare queste ulteriori mutilazioni territoriali.