Arturo Carlo Jemolo

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Arturo Carlo Jemolo (Roma, 17 gennaio 1891 – Roma, 12 maggio 1981) è stato un giurista, storico e accademico italiano.

Cattolico-liberale (o meglio “liberal-cattolico”), impegnato in sostegno della laicità dello Stato, i suoi interventi hanno suscitato echi e consensi; sul terreno giuridico sono particolarmente rilevanti i contributi di diritto ecclesiastico; su quello storiografico restano fondamentali gli studi su Stato e Chiesa nell’Italia unita.

Il padre Luigi Jemolo, siciliano di Ragusa, fu ragioniere di prefettura a Siracusa, poi funzionario al Ministero della Marina a Roma. La madre Anna Adele Sacerdoti, figlia di Leone Sacerdoti e di Marietta Momigliano, piemontese di Ceva, fu insegnante elementare, e faceva parte della vasta famiglia Momigliano di religione ebraica a cui appartennero Attilio, Felice e Arnaldo; si convertì al cattolicesimo in tarda età; sposata con il rito civile, fece battezzare il figlio a sette anni, dopo la morte della propria madre.

A Roma Jemolo frequentò le ultime classi elementari alla scuola di via Gesù e Maria (la madre lo aveva preparato in casa per prima e seconda) e il ginnasio all’Ennio Quirino Visconti. Sul finire del 1905, dopo la morte del padre non ancora quarantenne, si trasferì a Torino dove seguì le ultime due classi liceali al Vittorio Alfieri. Tra gli insegnanti ebbe l’italianista Luigi Piccioni e il filosofo Piero Martinetti.

Nel 1907 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza all’Università degli Studi di Torino: tra i docenti ebbe Achille Loria, Gian Pietro Chironi, Luigi Einaudi (al quale lo legò poi una lunga amicizia), Federico Patetta, Gaetano Mosca e Francesco Ruffini, con il quale preparò e discusse una tesi di diritto ecclesiastico (La questione della proprietà ecclesiastica nel Regno di Sardegna e nel Regno d’Italia, 1848-1888), laureandosi con 110, lode e dignità di stampa, l’11 luglio 1911. Nel periodo universitario frequentò, presso la facoltà di lettere, anche i corsi di Arturo Graf, Arturo Farinelli, Pietro Toesca, Giovanni Vidari. Richiamato allo scoppio della I Guerra Mondiale nelle file del Regio Esercito, fu Sottotenente d’Artiglieria presso il 4º Reggimento di Artiglieria da Costa (Fortezza) a Taranto prestando servizio nella 13ª Compagnia di stanza presso la Batteria Costiera “Ammiraglio Saint Bon” sul litorale meridionale della città. Fu poi trasferito nel 1917 al Fronte dove cadde prigioniero degli Austriaci.

Fu poi professore di Diritto ecclesiastico nelle università di Sassari dal 1920, a Bologna, alla Cattolica di Milano e a Roma dal 1933 fino al 1961. A Roma, fu professore di Giuseppe Alliegro, poeta e scrittore, di cui approvò la tesi di laurea sul “Matrimonio concordatario“, in netta opposizione alle teorie del regime e “quando maggiormente fervevano le spavalderie mussoliniane sulla difesa della razza“. Nonostante le origini ebraiche da parte materna (un suo zio era stato anche rabbino di Bologna), durante la dittatura fascista prestò Giuramento di fedeltà al Fascismo nel 1931 (anno in cui, d’altronde, il regime non aveva ancora abbracciato l’antisemitismo).

 Durante il periodo dell’occupazione nazista ospitò nella propria casa romana la famiglia di Mario e Giorgio Falco, amici ebrei. Per questo motivo il suo nome, assieme a quello della moglie Adele Morghen, e della figlia Adele Maria, è iscritto tra i giusti tra le nazioni a Yad Vashem.

Dal 1946 fu socio nazionale dell’Accademia dei Lincei. Collaboratore delle testate Il Mondo di Mario Pannunzio e Il Ponte di Piero Calamandrei; il primo e il due maggio 1954 partecipò a Roma al primo Convegno nazionale massonico dei professori e docenti universitari. Fu inizialmente vicino al Partito d’Azione e fu, dal 1945 al 1946, il primo presidente della RAI. Sostenitore dell’alleanza Partito Repubblicano-Partito Radicale nelle elezioni del 1958 (Giovanni Spadolini chiese la sua nomina a senatore a vita), negli ultimi anni della sua vita fu collaboratore ed editorialista de La Stampa e consigliere politico molto ascoltato in Vaticano.

Il 21 maggio 1947, a seguito del decreto del Tribunale della Sacra Romana Rota, Jemolo fu sospeso per “inabilità” dell’ufficio di Avvocato rotale: la motivazione del provvedimento era fondata sulla sfida a duello con il giornalista Stanis Ruinas, che lo aveva accusato di fascismo. In seguito fu reintegrato nel suo titolo e nelle relative funzioni.

Il 17 gennaio 1991, con una cerimonia promossa dal consiglio regionale della regione Lazio è stato celebrato a Roma (in Campidoglio) il centenario della nascita di Arturo Carlo Jemolo. In tale occasione è stata annunciata la costituzione dell’Istituto regionale di studi giuridici del Lazio Arturo Carlo Jemolo.