Vidkun Quisling

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Vidkun Abraham Lauritz Jonssøn Quisling (Fyresdal, 18 luglio 1887 – Oslo, 24 ottobre 1945) è stato un militare e politico norvegese.
Ufficiale dell’esercito e fondatore nel 1933 del partito fascista norvegese, il Nasjonal Samling, fu uno dei più famosi collaborazionisti, mettendosi al servizio di Hitler e delle forze armate tedesche che all’inizio della Seconda guerra mondiale avevano occupato la Norvegia. Durante l’invasione capeggiò un governo fantoccio che aveva il compito di tradurre in atto la volontà degli occupanti, diventando il primo ministro della Norvegia dal febbraio 1942 alla fine della Seconda guerra mondiale, mentre il legittimo governo socialdemocratico di Johan Nygaardsvold si trovava in esilio a Londra.
Nel corso del conflitto il termine “quisling” fu perciò usato per indicare i capi dei governi collaborazionisti con i nazisti. Tale denominazione si adopera ancora oggi nei confronti dei governi che si mettono al servizio degli occupanti stranieri. Al termine della guerra Quisling venne fatto prigioniero dal Fronte patriottico norvegese. Dopo un processo per alto tradimento, fu condannato a morte e giustiziato il 24 ottobre 1945.
Quisling era figlio del genealogista e sacerdote della Chiesa di Norvegia, Jon Lauritz Qvisling, di Fyresdal. Entrambi i genitori appartenevano ad alcune delle più antiche e note famiglie di Telemark (“Qvisling” era il cognome usato da suo padre, ma la famiglia era anticamente ricordata anche come “Quislinus” e “Quislin”).
I primi anni furono coronati da un relativo successo; nel 1911, l’anno del diploma, era il miglior cadetto dell’Accademia di guerra e conseguì il grado di maggiore nell’esercito norvegese. Lavorò con Fridtjof Nansen in Unione Sovietica durante la carestia degli anni Venti, contribuendo al miglioramento delle relazioni diplomatiche tra Gran Bretagna e URSS (per questo nel 1929 gli fu attribuito l’Ordine dell’Impero Britannico, poi revocato nel 1940 da re Giorgio VI). Cominciò la carriera politica come ministro della difesa nei governi agrari 1931-1933.
Il 17 maggio 1933, giorno della Costituzione norvegese, Quisling e l’avvocato Johan Bernhard Hjort fondarono il Nasjonal Samling (“Unità Nazionale”), il partito fascista norvegese. Il Nasjonal Samling aveva una connotazione anti-democratica, conforme al Führerprinzip, e Quisling era in procinto di diventare il Fører (leader, equivalente al tedesco Führer e all’italiano “Duce”). In alcune occasioni fu definito l'”Hitler di Norvegia”. Il partito ebbe un modesto successo; alle elezioni del 1933, quattro mesi dopo, ottenne 27.850 voti (approssimativamente il 2%), col sostegno dell’Associazione di aiuto ai contadini norvegesi con cui Quisling aveva rapporti dal tempo in cui era membro del Movimento agrario. Tuttavia, quando la linea del partito si spostò da una connotazione religiosa a una di maggior sostegno verso i tedeschi e apertamente antisemita, nel 1935, la Chiesa non offrì più il suo supporto, e alle elezioni del 1936 il partito ottenne ancor meno voti che nel 1933.
Quando, il 9 aprile 1940, la Germania invase la Norvegia, Quisling divenne il primo nella storia a proclamare un colpo di Stato durante un programma radiofonico, annunciando l’instaurarsi di un governo ad hoc durante la confusione dell’invasione, nella speranza che i tedeschi lo sostenessero. Lo scenario in cui si svolse questa azione fu la fuga in treno verso nord del re e del governo, e Quisling ebbe il timore che il potere politico finisse in mani tedesche, a discapito della popolazione norvegese. Quisling aveva fatto visita ad Adolf Hitler in Germania l’anno precedente, ma il dittatore tedesco ritenne che non gli potesse essere utile. Quisling aveva scarso appoggio e il suo governo durò solo cinque giorni, dopo i quali Josef Terboven fu nominato Reichskommissar, l’incarico più elevato in Norvegia, agli ordini diretti del Führer. Il rapporto tra Quisling e Terboven fu teso anche se quest’ultimo, considerando probabilmente un vantaggio avere un norvegese in un’apparente posizione di potere, per ridurre il risentimento della popolazione nominò Quisling Presidente dei Ministri il 1º febbraio 1942.
Vidkun Quisling rimase al potere fino al suo arresto, avvenuto il 9 maggio 1945 in una residenza di Bygdøy a Oslo cui aveva dato il nome di Gimlé, come il posto dove, nella mitologia norrena, si erano stabiliti i sopravvissuti dal Ragnarǫk; la casa, ora chiamata Villa Grande, è oggi un museo dedicato alle vittime dell’Olocausto. Nei processi che seguirono la guerra, Quisling, insieme con altri due dirigenti del Nasjonal Samling, Albert Viljam Hagelin e Ragnar Skancke, fu dichiarato colpevole di alto tradimento e condannato a morte. Le accuse si basavano soprattutto sulla sua condotta durante la guerra: il colpo di Stato dell’aprile 1940, la revoca dell’ordine di mobilitazione, i suoi innumerevoli incoraggiamenti alla popolazione norvegese ad arruolarsi volontariamente nell’esercito tedesco, la collaborazione alla deportazione degli ebrei, le responsabilità nell’esecuzione di patrioti norvegesi e molto altro.
La fucilazione fu eseguita nella fortezza di Akershus. Le sue ultime parole furono: “Sono condannato ingiustamente, e muoio innocente. “Dopo la morte il suo corpo fu cremato e le ceneri interrate nella sua cittadina natale, Fyresdal. La sentenza fu oggetto di controversie, in quanto la pena capitale era stata reintrodotta nel codice norvegese dal governo in esilio nel gennaio del 1942, dopo esser stata abolita nel 1815. La Corte Suprema definì le condanne a morte incostituzionali in base all’articolo 97 (Effetto retroattivo). Maria Vasilijevna, la vedova russa di Quisling, visse a Oslo fino alla morte nel 1980. Non avevano avuto figli.
Il termine quisling divenne sinonimo, in alcune lingue europee, tra cui inglese, italiano, norvegese, danese, svedese, finlandese, olandese, greco, croato e serbo, per “traditore”, riferito a chi collabora con gli invasori. Il termine fu coniato dal quotidiano inglese The Times nel fondo del 15 aprile 1940 intitolato Quisling ovunque. L’articolo affermava: «Ci sono Quisling in ogni paese d’Europa». Filippo Anfuso, ambasciatore della Repubblica Sociale Italiana in Germania, nelle sue memorie scrive: «La cosa che più offendeva Hitler, sulle labbra di Mussolini, era sentirgli dire che non voleva essere un Quisling»; «A Hirschberg lo ripeté tante volte che Dornberg mi fece presente che sarebbe stato opportuno che gli dicessi che Hitler stimava grandemente Quisling e come questo suo disprezzo per Quisling sarebbe stato incomprensibile in Germania»