Horia Sima

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Horia Sima (Făgăraș, 3 luglio 1907 – Madrid, 28 maggio 1993) è stato un politico rumeno, secondo ed ultimo leader del movimento para-militare nazionalista della Guardia di ferro.
Sima è nato vicino a Făgăraș, in Transilvania (parte dell’allora Impero austro-ungarico). Fra il 1926 ed il 1932, Horia Sima era uno studente della Facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università di Bucarest. Dopodiché, iniziò a lavorare come insegnante di logica e filosofia presso una scuola superiore. Nell’ottobre del 1927 entrò nella appena costituita Guardia di ferro e divenne responsabile per l’area del Banato.
Sima divenne comandante della Legione dopo che il fondatore e leader della Guardia di Ferro, Corneliu Zelea Codreanu, venne imprigionato. La tensione crebbe nel tardo novembre 1938, in seguito a una serie di assassini perpetrati ai danni di membri della Guardia di Ferro, incluso quello dello stesso Codreanu (ucciso durante la detenzione). Nel primo 1939, Sima era riuscito a riparare in Germania attraverso la Iugoslavia. Nell’estate dello stesso anno, aveva organizzato e condotto l’assassinio del primo ministro romeno, Armand Călinescu, il 21 settembre 1939. Il 4 luglio, 1940, guadagna il gabinetto di Ion Gigurtu come Ministro della religione e delle arti, accanto ad altri due membri della Guardia di Ferro, ma rassegna le dimissioni quattro giorni più tardi.
Nel settembre 1940, il re Carol II abdica e la Guardia di Ferro stringe una stretta alleanza con il generale Ion Antonescu (lo Stato Nazionale Legionario). In tale situazione Sima fu abile a ritornare da esiliato a vice-premier e comandante del movimento dei Legionari. Nel gennaio 1941, durante la ribellione generale dei Legionari, Antonescu chiese a Adolf Hitler di decidere se sostenere un governo romeno nazional-conservatore, che godeva dell’appoggio dell’esercito e del consenso di una consistente parte dell’opinione pubblica, oppure la Guardia di Ferro. Hitler, che aveva già in mente l’Operazione Barbarossa e che faceva conto sul contributo militare romeno, optò per Antonescu. Antonescu procedette senza indugi all’espulsione della Legione stessa dalla compagine governativa.
Su iniziativa di Antonescu fu iniziata a Berlino una campagna di intrighi contro la Guardia di Ferro, presentata come un movimento anarchico e incapace di un’azione costruttiva per il paese. Hitler, prendendo spunto degli eventi del 1941, passò dalla parte del generale Antonescu, dando l’ordine all’esercito tedesco in Romania di aiutarlo a mantenere il potere. Sima dunque lasciò la Romania per la Germania, dove venne imprigionato in una sezione speciale del campo di concentramento di Buchenwald. Intanto, le autorità romene decretarono sentenza di morte in absentia, per assicurarsi l’esilio a vita. Dal febbraio 1941 al 1944, la vita di Sima è molto misteriosa. Entra ed esce dai campi di concentramento, dove lui e i fedelissimi sono considerati non come prigionieri ma come ospiti di riguardo delle SS.
Nel 1942, ancora una volta, riesce a fuggire dalla prigionia e ripara in Italia con il consenso di Mussolini. Poi Sima viene nuovamente arrestato ed estradato in Germania su ordine di Galeazzo Ciano.
Quando la Romania a seguito di un colpo di Stato che aveva deposto Antonescu, cambiò schieramento nella Seconda guerra mondiale, unendosi agli Alleati il 23 agosto 1944, Sima venne rilasciato. Egli completò la realizzazione di un governo romeno in esilio a Vienna, cercando invano di ricostruire un’armata nazionale schierata al fianco dell’alleato tedesco. Quando si dimostrò inarrestabile l’offensiva dell’armata rossa, Sima riparò nel Alt-Aussee sotto il falso nome di Josef Weber. Visse a Parigi, in Italia e infine nella Spagna franchista. Venne nuovamente processato in contumacia e condannato a morte in Romania nel 1946.
Durante il suo esilio, Sima tentò d’imbastire contatti con il principale collante ideologico dell’anticomunismo, insistendo sugli atteggiamenti della Guardia per la salvaguardia di un mondo libero.
Morì a Madrid ed è sepolto accanto alla moglie Elvira Sima a Torredembarra, vicino a Barcellona.
Dopo la morte di Sima, il nipote di Codreanu, Nicador Codreanu affermò che Sima non aveva alcun diritto per autoproclamarsi nuovo leader del movimento legionario. Nicador disse anche che con l’assassinio di Armand Calineascu , Sima decretò la morte di migliaia di legionari. Il nipote del Capitano, più volte accusò Sima di essere un agente segreto dei servizi segreti rumeni (quindi un agente di Carlo II), e di essere stato assoldato per annientare dall’interno il movimento. Sempre secondo Nicador, nel registro dei legionari più in vista e importanti che vi era nella sede a Bucarest, oltre ovviamente a Zelea Codreanu primo, Sima appariva ”solamente” al quarantaseiesimo posto. L’accusa più dura però fu quella di aver messo al bando i già precari rapporti che il movimento possedeva col generale Ion Antonescu, le vere motivazioni di questo ”litigio” non furono mai rese pubbliche, anche se è largamente accettato che esso avesse a che fare con l’antisemitismo estremo di Sima, infatti esso voleva che tutti gli ebrei venissero immediatamente deportati (Fu questa anche un’altra distinzione tra Zelea Codreanu e Sima, il primo voleva espellere gli ebrei dall’economia rumena d’altronde essi ne possedevano gran parte, mentre Sima voleva semplicemente che venissero uccisi), al contrario Antonescu sapeva perfettamente che l’economia non avrebbe retto quella deportazione di massa. Bisogna precisare però, che lo stesso movimento era, dalla proclamazione di Sima, praticamente diviso tant’è vero che coloro che seguivano Sima vennero chiamati ”Simini”. Il dilettantismo con il quale Horia Sima portò al crollo il movimento, è alquanto eclatante.