La Difesa della Razza

La difesa della razza è stato un giornale italiano, diretto da Telesio Interlandi fin dal primo numero, il 5 agosto 1938, e venne stampato, con cadenza quindicinale, fino al 1943 (l’ultimo numero, il 117, risulta uscito il 20 giugno 1943) dalla casa editrice Tumminelli di Roma.
Nelle varie uscite che vennero pubblicate, venivano proposti dei resoconti infondati e delle idee prive di sostegno per sostenere la superiorità della razza ariana alla quale gli italiani sarebbero appartenuti. Le varie uscite incitavano gli italiani con le più varie argomentazioni a proteggersi dalle “contaminazioni biologiche” delle “razze inferiori”, con le quali l’Italia Imperiale era venuta a contatto. Nelle pubblicazioni erano presenti molte teorie del complotto prive di fondamento e il più delle volte già smentite come quella dei Protocolli dei Savi di Sion.
La rivista, composta mediamente da diverse decine di pagine, si divideva, solitamente, in 4 macro sezioni: scienza, documentazione, polemica e questionario (sebbene quest’ultimo fosse totalmente assente nei primi numeri).
Scienza: nel segmento dedicato alla scienza si voleva trattare il razzismo e l’antisemitismo in un’ottica medica e biologica soffermandosi soprattutto sulla genetica (il tutto scadendo in ragionamenti pseudoscientifici basati su pregiudizi e stereotipi, facendo anche spesso leva su fattori puramente estetici).
Documentazione: nella parte riservata alla documentazione si affrontava, attraverso delle proiezioni statistiche, il declino demografico ed economico dei popoli cosiddetti “non ariani” contro la prosperità di quello italiano (definito ariano). I risvolti successivi, avvenuti nei decenni dopo le pubblicazioni dei pezzi, dimostrano un intento propagandistico e per nulla ponderato nell’uso della statistica e delle proiezioni effettuate.
Polemica: nella porzione dedicata alla polemica si trovavano i pezzi di opinione nei quali ristagnava il cospirazionismo politico, economico e scientifico (solitamente verso gli ebrei, i massoni, i bolscevichi e i popoli africani).
Questionario: il questionario voleva essere una sorta di FAQ alle domande dei lettori, anche se tutte le domande prese in esame (visto il tono apertamente schierato della rivista) erano poco più che retoriche, le quali portavano a delle risposte monodirezionali su ogni aspetto presso ogni questione o contesto.
Benito Mussolini, insieme alle leggi razziali contro gli ebrei, volle imprimere un cambiamento culturale al popolo italiano grazie alla forza della carta stampata come mezzo di comunicazione di massa e fu per questo motivo che ideò la rivista “La difesa della razza”. Per assolvere tale compito convocò egli stesso per un’udienza, di cui non si hanno molte notizie a parte un breve comunicato sulla stampa quotidiana, Telesio Interlandi, già direttore del quotidiano Il Tevere, per affidargli la direzione del rotocalco.
A partire dal 20 settembre 1938 il segretario di redazione della rivista fu Giorgio Almirante, che divenne successivamente leader del MSI (Movimento Sociale Italiano).
Con la sua nascita la rivista si vide promotrice e divulgatrice delle leggi razziali fasciste. Questo con la pubblicazione del “Manifesto della Razza” (in cui, in 10 punti, si illustrava l’importanza del razzismo e la superiorità della razza italiana) insieme a delle raffigurazioni grafiche le quali permettevano una comprensione semplificata delle leggi razziali fasciste.
Vi collaborò anche il famoso pensatore tradizionale Julius Evola, che fu cacciato nel 1942 con l’accusa di essere “comunista” e “anti-razzista”, in quanto fautore di un razzismo “esoterico” e non “biologico”.
Nel 1940, dopo l’entrata in guerra da parte dell’Italia, la propaganda antisemita divenne più violenta addebitando agli ebrei ogni responsabilità del conflitto.
«Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato Paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d’una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore. Altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose, fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue» (G.Almirante).
Inizialmente con una stampa di 140-150.000 copie, la rivista vide via via ridotta la propria tiratura fino alle 19-20.000 unità nel periodo della seconda guerra mondiale che, insieme al crollo delle entrate pubblicitarie, causarono la chiusura del periodico.
Sebbene il periodico avesse una forte connotazione razzista e antisemita esso poteva vantare (prima della guerra e della conseguente crisi editoriale) grandi marchi tra le proprie pubblicità, come: Alfa Romeo, Fiat, Banca commerciale italiana, Istituto Nazionale delle Assicurazioni e Banco di Sicilia.
È disponibile presso il sito digiteca un archivio digitale contenente ogni numero completo della rivista.
Nel 2015 EFFEPI crea l’audiolibro “La Difesa della Razza. La collezione completa (Anni I-VI)”, in 6 CD-ROM, contenente tutti i numeri della rivista.
Nel 2008 è stato pubblicato il libro di Francesco Cassata che con un approccio multidisciplinare, scientifico, culturale e politico cerca di risalire alle origini dell’odio razziale analizzando e studiando i contenuti della rivista “La difesa della razza”. Secondo l’opinione dell’autore, i pregiudizi razziali furono giustificati e imposti anche grazie agli strumenti della scienza e alla fine divennero utili per la creazione di un nemico artificiale interno, avente il compito di depistare l’interesse dalle vere fonti di pericolo per la società.
Il libro descrive i personaggi importanti, i passi salienti della creazione della rivista e i dibattiti dell’epoca.
Nel 2018 dal nome della rivista viene ispirato La difesa della razza, inchiesta, di 6 puntate, condotta da Gad Lerner sul razzismo.