Campo di Alberobello

È stato il più longevo campo d’internamento pugliese, una struttura istituita originariamente da Mussolini per detenere i nemici del regime, ma utilizzata fino al 1949 per incarcerare prima gli stessi fascisti e poi persone “indesiderabili”. L’imponente masseria Gigante di Alberobello, conosciuta con il nome di “Casa Rossa” per il colore con cui è tinteggiata, è un luogo della memoria collettiva caduta da molti anni nell’oblio pur essendo stata protagonista di un intreccio di tristi ma anche particolari storie.
Costruita alla fine dell’Ottocento dal sacerdote Francesco Gigante, alla morte del prelato fu adibita a scuola di agraria, destinazione che ha mantenuto fino al 1939, per poi diventare dal 1940 un carcere fascista. I primi prigionieri furono 18 indiani con cittadinanza italiana ma passaporto inglese, catturati poiché diventati “nemici” dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia alla Gran Bretagna.  A questi si aggiunsero, nel periodo tra il 1940 al 1943, centinaia di ebrei italiani, polacchi e cecoslovacchi.
Dopo la caduta del regime però, tra il 1944 e il 1946, gli “ospiti” della Casa mutarono. Ad essere internati questa volta furono proprio i fascisti pugliesi che avevano ricoperto alte cariche all’interno delle istituzioni mussoliniane.