Mario Canessa

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Nato a Volterra da famiglia originaria di Rapallo studiò a Milano, all’Università cattolica. Lavorò poi come agente di pubblica sicurezza al confine tra l’Italia e la Svizzera, nel comune di Tirano, con il compito di fermare e assicurare alla giustizia le persone che cercavano di espatriare illegalmente. Legato al nucleo partigiano della Valtellina, che contribuì a fondare, fu elemento chiave della cosiddetta operazione Diana, patrocinata da Amilcare Morini in Italia e da Celso Paganini in Svizzera. Disobbedendo agli ordini che lo volevano aguzzino e persecutore, si rese protagonista del salvataggio di almeno 134 persone, in gran parte ebree ma anche perseguitati politici e ricercati dalla polizia di Salò. Prima che potesse essere catturato, scappò a Perugia dove si unì ad un nucleo partigiano. Subito dopo la guerra salì diversi gradi della scala gerarchica fino a diventare dirigente del Ministero dell’Interno.

Canessa, come altri salvatori di ebrei, per lungo tempo non rivelò a nessuno, nemmeno alla moglie, il suo atto di eroismo. Si narra che durante una partita a scacchi con un amico ebreo, cinquant’anni dopo che quei fatti si erano consumati, si lasciò andare ad alcune confidenze che subito giunsero agli orecchi di Guido Guastalla, editore e presidente della comunità ebraica livornese, che cominciò a perorare la sua causa presso il tribunale ebraico. Il 21 febbraio 2008 Mario Canessa fu dichiarato “Giusto tra le nazioni” per la sua attività svolta prima a Volterra e poi a Tirano. In suo onore venne piantumato un albero nel Giardino dei Giusti di Gerusalemme e gli fu intitolato il nuovo Sefer Torah adottato dalla comunità ebraica livornese.