Storia Antica

La storia degli ebrei e dell’ebraismo si può dividere in cinque periodi: (1) Antico Israele prima del giudaismo, dagli inizi fino al 586 a.C.; (2) inizio del giudaismo nei secoli VI e V a.C.; (3) la formazione dell’ebraismo rabbinico dopo la distruzione del Secondo Tempio nel 70 d.C.; (4) l’età dell’ebraismo rabbinico, dall’ascesa del cristianesimo al potere politico sotto l’imperatore Costantino il Grande nel 312 d.C. alla fine dell’egemonia politica del cristianesimo nel XVIII secolo; (5) l’età dell’ebraismo differenziato, dalla rivoluzione francese e americana al presente.

STORIA EBRAICA ANTICA

Israeliti

La storia dei primi ebrei e dei loro vicini è soprattutto quella della Mesopotamia e della costa orientale del Mediterraneo. Inizia tra quelle popolazioni che occupavano l’area compresa tra i fiumi Nilo, Tigri e Eufrate. Circondata da antichi siti di cultura in Egitto e Babilonia, dai deserti d’Arabia e dagli altopiani dell’Asia Minore, la terra di Canaan (grosso modo corrispondente al moderno Israele, ai Territori palestinesi, a Giordania e Libano) è stato un luogo di incontro tra civiltà. La terra era attraversata da antiche rotte commerciali e possedeva porti importanti sul Golfo di Aqaba e sulla costa del Mar Mediterraneo, quest’ultima esponendola all’influenza di altre culture della Mezzaluna Fertile.

Secondo le sacre scritture ebraiche, che divennero la Bibbia ebraica, gli ebrei discendono dall’antico popolo di Israele che si stabilì nel paese di Canaan tra la costa orientale del Mediterraneo ed il Giordano. Antichi scritti ebraici descrivono i “Figli di Israele” come discendenti di antenati comuni, tra cui Abramo, suo figlio Isacco e il figlio di Isacco, Giacobbe. La letteratura religiosa suggerisce che i viaggi nomadi degli ebrei s’incentrarono intorno ad Hebron nei primi secoli del secondo millennio a.C.

I figli di Israele consistevano di dodici tribù, ognuna discendente da uno dei dodici figli di Giacobbe: Ruben, il primogenito (il cui nome significa guarda: un figlio (maschio)!); Simeone, secondogenito (il suo nome significa YHWH mi ha udito); Levi, terzo figlio; Giuda, chiamato “giovane leone”; Dan figlio di un’ancella di Rachele; Neftali; Gad; Aser (che significa così mi diranno felice!); Issachar; Zabulon; Giuseppe (primo figlio di Rachele); Beniamino, secondo e ultimo figlio di Rachele. A questa prima struttura tribale se ne succedettero altre: Efraim e Manasse (tanto era numerosa questa tribù, che venne divisa in due).

I testi religiosi raccontano la storia di Giacobbe e dei suoi dodici figli, che lasciarono Canaan durante una grave carestia e si stabilirono a Goscen nel nord dell’Egitto. Mentre in Egitto, i loro discendenti si dice furono resi schiavi dal governo egizio guidato dal Faraone, sebbene non ci siano prove indipendenti di quanto sia avvenuto. Dopo circa 400 anni di schiavitù, YHWH, il Dio di Israele, mandò il profeta ebreo Mosè della tribù di Levi a liberare gli Israeliti dalla cattività. Secondo la Bibbia, gli ebrei miracolosamente emigrarono dall’Egitto (un evento conosciuto come Esodo), e tornarono alla loro patria ancestrale di Canaan. Questo evento segna la formazione di Israele come nazione politica in Canaan, nel 1400 a.C.

Secondo la Bibbia, dopo la loro emancipazione dalla schiavitù egiziana, il popolo d’Israele vagò e visse nel deserto del Sinai per un arco di 40 anni prima di conquistare Canaan nel 1400 a.C., sotto il comando di Giosuè. Mentre viveva nel deserto, secondo gli scritti biblici, la nazione di Israele ricevette i Dieci Comandamenti sul Monte Sinai da YHWH e portati da Mosè. Questo ha segnato un inizio dell’Ebraismo normativo e ha contribuito alla formazione della prima religione abramitica. Dopo esser entrati a Canaan, porzioni di terreno furono assegnate a ciascuna delle dodici tribù di Israele. Per diverse centinaia di anni la Terra d’Israele fu organizzata in una confederazione di dodici tribù, governate da una serie di Giudici (in ebraico: שופטים‎?, Shôphaatîm o shoftim – il termine in ebraico significa anche “governatori”).

Dopo di che, osserva la Bibbia, arrivò la monarchia israelita. Nel 1000 a.C., la monarchia venne istituita con re Saul e continuò sotto re Davide e suo figlio, Salomone. Durante il regno di Davide, la città già esistente di Gerusalemme divenne la capitale nazionale e spirituale di Israele. Salomone costruì il Primo Tempio sul Monte Moriah di Gerusalemme. Tuttavia le tribù si stavano spaccando politicamente: alla sua morte, una guerra civile scoppiò tra le dieci tribù israelite del nord e le tribù di Giuda (quella di Simeone era stata assorbita da Giuda) e Beniamino a sud. La nazione si divise in Regno di Israele (Samaria) a nord e il Regno di Giuda a sud. Israele fu conquistato dal sovrano assiro Tiglatpileser III nell’VIII secolo a.C. Non vi è documentazione storica comunemente accettata sulla sorte delle dieci tribù del nord, a volte indicate come le dieci tribù perdute di Israele.

Conquista della Palestina

Secondo il racconto del biblico Libro di Giosuè, alla morte di Mosè la guida del popolo ebraico passò a Giosuè. Questi guidò gli Ebrei alla conquista militare delle piccole città-stato della terra di Canaan passando da est, attraverso il fiume Giordano, in seguito al precedente fallito tentativo di ingresso da sud.

Secondo il differente racconto del biblico Libro dei Giudici, dopo l’iniziale e non completa campagna di Giosuè, gli Ebrei, organizzati autonomamente per gruppi sociali e territori nelle dodici tribù, convissero in stato di continuo conflitto con la popolazione locale. Saltuariamente alcune tribù si alleavano per far fronte comune ad alcuni nemici, soprattutto re cananei locali, ma anche popoli limitrofi (Filistei, Madianiti), sotto la guida dei giudici, una sorta di capi militari temporanei.

La ricostruzione storica della conquista della Palestina è particolarmente problematica a partire dallo stesso resoconto biblico. Secondo il Libro di Giosuè gli Ebrei agirono in maniera concorde, con tutte le tribù a formare un vero e proprio esercito, e la conquista del paese fu totale. Secondo invece il Libro dei Giudici la conquista fu lenta e frammentaria e si sarebbe limitata alle zone scarsamente popolate, lasciando inizialmente intatte le città cananee delle pianure, e avrebbe visto in azione singole (o gruppi di) tribù. Sono stati proposti diversi scenari:

Conquista militare unitaria, come descritto dal Libro di Giosuè (cfr. W.F. Albright). A favore vi sono scavi archeologici che hanno mostrato la distruzione violenta di diversi insediamenti cananei intorno al 1250-1200. D’altro canto queste distruzioni possono essere dovute ad altri motivi (lotte cananee, incursioni egizie…), e soprattutto alcune delle città che Giosuè avrebbe conquistato erano in quel periodo disabitate: Arado, Ai e soprattutto Gerico, città con la quale si apre la campagna di Giosuè. Per questo l’ipotesi non gode attualmente di largo consenso.

Infiltrazione graduale e pacifica almeno nella fase iniziale, come descritto dal Libro dei Giudici (A. Alt; M. Noth). A favore vi sono scavi archeologici che documentano la nascita, attorno al 1200, di almeno 250 nuove piccole comunità soprattutto nelle regioni montuose, tra le quali probabilmente anche quelle degli Ebrei. La cultura di questi insediamenti non si differenzia da quella cananea: se si tratta di insediamenti di Ebrei, questi hanno assimilato la cultura cittadina locale.

Rivoluzione di classi sociali contadine (G.E. Mendenhall, N.K. Gottwald). In tal caso gli Ebrei non sono un gruppo immigrato ma autoctono cananeo. L’ipotesi godette di notevole diffusione negli anni sessanta e settanta, in concomitanza col prosperare del comunismo.

La seconda ipotesi è pertanto quella che attualmente gode di maggiore consenso, suggerendo un insediamento inizialmente lento e pacifico poi anche conflittuale, solitamente datato tra il 1200-1050 a.C.

Monarchia

Secondo il Primo libro di Samuele, soprattutto per motivi di difesa dai nemici esterni, gli Ebrei chiesero al profeta Samuele di nominare un re. La scelta, guidata da Dio, cadde su Saul, che fu quindi il primo re degli Ebrei. La cronologia, la capitale, l’estensione del dominio e la gestione interna del regno non sono chiari: probabilmente regnò attorno al 1030-1010 a.C. (l’indicazione di 2 anni del Testo Masoretico di 1Sam13,1 è inverosimile e variamente corretta dalle varie traduzioni bibliche), probabilmente principalmente sulle tribù del nord, e ancora probabilmente il suo regno non sancì la nascita di un vero e proprio stato centralizzato burocratico e amministrativo ma fu limitato alla conduzione di campagne militari di difesa.

A Saul seguì Davide, “re di Giuda e re d’Israele”, l’archetipo del re degli Ebrei, descritto nel Primo e Secondo libro di Samuele. Nel suo regno, tradizionalmente datato attorno al 1010-970, Davide conquistò la città gebusea di Gerusalemme che stabilì come capitale essendo intermedia tra le tribù del nord e quelle del sud. Organizzò uno stato centralizzato sul modello egizio con funzionari, esercito (prevalentemente mercenari), tasse. Combatté vittoriosamente i popoli vicini (filistei, moabiti, ammoniti, edomiti, aramei di Damasco) riducendoli in stati vassalli o tributari e creando un forte regno “dall’Eufrate fino all’Egitto”, approfittando della relativa debolezza di Egitto e Assiria per i quali rappresentò una sorta di comodo stato cuscinetto.

Alla morte di Davide il regno passò a uno dei suoi figli, Salomone il cui lungo regno, descritto nel Primo libro dei Re, è tradizionalmente datato tra il 970-933 (o 931). Diversamente dal padre fu un re prevalentemente pacifico.[12] Costruì il tempio a Gerusalemme (probabilmente restaurando un tempio cananeo preesistente), stabilì rapporti diplomatici e commerciali con i popoli confinanti creando anche un porto sul Mar Rosso, perfezionò il sistema statale centralizzato abbozzato da Davide, creò un sistema di tassazione e di corvée che generarono malcontento, fortificò diverse città del regno. Durante il suo regno si ribellarono e riottennero la piena indipendenza Damasco ed Edom. Cedette anche al re di Tiro parte della Galilea.

Israele e Giuda

Nel 933 (o 931 o 926), alla morte di Salomone, le tensioni sempre presenti tra le tribù del nord e quelle del Sud (Simeone, la maggior parte di Beniamino e soprattutto Giuda) si acuirono per la pesantezza delle corvée, fino a giungere alla scissione del regno: le tribù del nord non accettarono come re Roboamo (933-916), figlio di Salomone, e si impose il regno di Geroboamo (933-911). A nord si costituì così il Regno d’Israele, con capitale a Tirza, mentre nel sud continuò a regnare da Gerusalemme la dinastia davidica sul Regno di Giuda. La storia dei re del nord e del sud è descritta dal Primo e Secondo libro dei Re. I due regni furono profondamente diversi. Il rapporto tra essi fu prevalentemente conflittuale, sebbene questi conflitti siano stati poco più che scaramucce di frontiera.

Regno d’Israele

Il regno d’Israele, più vasto, ricco e popolato, era collocato sulle principali vie di comunicazioni internazionali e dunque più aperto agli influssi culturali e religiosi stranieri. Il primordiale culto monoteistico di YHWH si fuse già con Geroboamo con culti cananei. Dal punto di vista politico fu caratterizzato da una forte instabilità: i 19 re finirono spesso assassinati o deposti con colpi di stato militari. Numerosi furono gli scontri con gli Aramei. I principali re furono:[12]

Omri (885-874). Trasferì la capitale a Samaria, probabilmente fondata ex novo. Durante il suo regno Moab riguadagnò l’indipendenza, come testimoniato anche dalla stele di Mesha, ritrovata nel 1868 in Giordania e datata all’842-840.

Acab (874-853). Guidò una coalizione antiassira di re palestinesi con rinforzi egizi dalla quale ne uscì sconfitto a Qarqar. Da allora il regno divenne un vassallo tributario dell’Assiria. Il fatto non è riportato dalla Bibbia ma testimoniato da una cronaca assira.

Geroboamo II (783-743). Riportò il regno a un relativo benessere e riconquistò alcuni territori in Transgiordania. Di esso testimonia un sigillo ritrovato a Meghiddo di “Shema, funzionario di Geroboamo”.

Nel 734 il re Pekach, alleato con Rezin re di Damasco, cercò di coinvolgere il regno di Giuda in una coalizione antiassira, e al rifiuto organizzò una “spedizione punitiva” nota come guerra siro-efraimita. Il re assiro Tiglat-Pileser III nel 733 attaccò il regno e ne annetté una parte, insediando un certo Osea (732-722) e deportando parte della popolazione in Assiria (2Re15,29;1Cr5,26). Quando Osea si ribellò agli assiri intervenne il re Salmanassar V che nel 722 distrusse Samaria. Deportò gran parte della popolazione israelita in varie zone del nord della Mesopotamia (2Re17,6), dove si fusero con le altre popolazioni (vedi Dieci tribù perdute d’Israele), e deportò nella neoistituita provincia assira di Samaria popolazioni di diverse origini (2Re17,24).

Nel regno del nord furono attivi diversi profeti: Elia (c.a 850); Eliseo (c.a 800); Amos e Osea (c.a 750).

Regno di Giuda

Diversamente dal nord, la popolazione del piccolo Regno di Giuda è più omogenea e riunita attorno a Gerusalemme e al tempio, centro della fede in Yahweh. La posizione è decisamente marginale e isolata. I re di Giuda furono tutti della dinastia di Davide. I principali re furono:[12]

Acaz (735-716?). Nel 734 rifiutò di partecipare alla coalizione anti-assira del re d’Israele Pekach e del re di Damasco Rezin, subendo la guerra siro-efraimita. Chiese aiuto a Tiglat-Pileser III facendo del regno un vassallo tributario degli assiri.2 Re 15:29

Ezechia (716-687). Attuò una riforma religiosa eliminando i culti cananei, sconfisse i Filistei. Nel 705 si ribellò all’Assiria alleandosi con l’Egitto. Nel corso di una campagna nell’occidente, nel 701 il re assiro Sennacherib annesse parte della Giudea e assediò Gerusalemme. L’assedio fu però interrotto: secondo 2Re19,35-36 si trattò di una miracolosa liberazione da parte di Dio, ma probabilmente si trattò di un’epidemia di peste, oppure motivi politici interni che richiedevano il ritorno del re nella capitale, oppure un pesante tributo versato da Ezechia e taciuto nella Bibbia (il successivo re Manasse risulta tributario dalle cronache assire). Comunque il regno del sud non subì la conquista e la deportazione come avvenne per quello del nord.

Manasse (687-642). Ristabilì il pluralismo religioso precedente a Ezechia e passò alla storia come il re empio per eccellenza.

Giosia (640-609). Crollata l’Assiria (Ninive fu conquistata dai Babilonesi nel 612) divenne vassallo dell’Egitto. Nel 622 intraprese un’importante riforma religiosa in base al ritrovamento nel tempio di un “libro della legge” (verosimilmente il Deuteronomio o parte di esso, composto probabilmente da leviti provenienti dall’inviso nord e per l’accettazione del quale fu inscenato il ritrovamento). Morì nel 609 in uno scontro a Meghiddo col faraone Necao, dal quale sperava di riscattarsi con l’aiuto della nuova potenza babilonese.[11]

In seguito alla battaglia di Karkemiš del 605 tra egiziani e babilonesi, vinta da questi, la regione siro-palestinese cadde sotto il dominio babilonese. Nel 601 il re di Giuda Ioiakim (609-598) si ribellò confidando nell’aiuto egiziano. Il re babilonese Nabucodonosor mosse contro Giuda e conquistò Gerusalemme il 16 marzo 597. Deportò il re Ioiachin (598-597) e parte della classe dirigente del regno e nominò re Sedecia (597-587). Nonostante il parere contrario del profeta Geremia e di Baruc, che consigliavano realisticamente la sottomissione a Babilonia, Sedecia si ribellò contro Babilonia nel 589, e Nabucodonosor tornò in Giudea e conquistò Gerusalemme nel luglio-agosto del 587. Il tempio fu distrutto e gran parte della classe dirigente e della popolazione esiliata.[11]

Nel regno del sud furono attivi diversi profeti: Isaia (c.a 750-700); Michea (c.a 750); Naum (c.a 660); Sofonia (c.a 630); Geremia (c.a 626-587); Ezechiele (c.a 593-571).

Cattività Babilonese

Dopo la rivolta contro il nuovo potere dominante e un conseguente assedio, il Regno di Giuda fu conquistato dall’esercito babilonese nel 587 a.C. e il Primo Tempio distrutto. L’élite del regno e molta della loro gente furono esiliati a Babilonia, dove la religione si sviluppò al di fuori del tempio tradizionale.] Altri fuggirono in Egitto, mentre gli strati più poveri della popolazione rimasero in Giudea. Dopo la caduta di Gerusalemme, Babilonia (Iraq moderno), divenne il centro dell’Ebraismo per più di mille anni. Le prime comunità ebraiche in Babilonia iniziarono con l’esilio della Tribù di Giuda a Babilonia con Ioiachin nel 597 a.C. e dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 586. Molti altri ebrei emigrarono a Babilonia nel 135, dopo la rivolta di Bar Kokhba e nei secoli successivi. Babilonia, dove alcune delle più grandi e importanti città ebraiche vennero stabilite, divenne il centro della vita ebraica fino a tutto il XIII secolo dell’era volgare. Con il I secolo, Babilonia già ospitava una popolazione in rapida crescita, stimata a 1.000.000 di ebrei, che aumentò a circa 2 milioni tra il 200 e il 500 d.C., sia per crescita naturale che per l’immigrazione di più ebrei dalla Terra d’Israele, costituendo circa 1/6 della popolazione ebraica mondiale a quell’epoca. Fu lì che avrebbero scritto il Talmud babilonese (Bavli) nelle lingue usate dagli ebrei di Babilonia – ebraico e aramaico. Gli ebrei stabilirono accademia talmudiche a Babilonia, note anche come Accademie Geoniche, che divennero centri di studio ebraico e di sviluppo della Legge ebraica in quell’area geografica da circa il 500 d.C. al 1038. Le due accademie più famose furono quella di Pumbedita e quella di Sura. Importanti yeshivah furono inoltre situate a Nehardea e Mahuza.

Dopo alcune generazioni e con la conquista di Babilonia da parte dell’Impero Persiano, alcuni aderenti guidati dai profeti Esdra e Neemia, tornarono in patria e alle pratiche tradizionali. Altri ebrei non tornarono mai più e rimasero in esilio, sviluppandosi in modo alquanto indipendente al di fuori della Terra d’Israele, soprattutto dopo le conquiste musulmane del Vicino Oriente nel VII secolo d.C.

Dominazione Persiana

Nel 539 a.C. Ciro, re dei Persiani, conquistò Babilonia. Uno dei primi provvedimenti del re (538) fu quello di permettere il ritorno in patria delle popolazioni forzatamente esiliate dai Babilonesi, tra i quali anche i Giudei. Il Libro di Esdra riporta integralmente il testo di due decreti regali rivolti agli Ebrei in aramaico (Esdra 1, 1-4;6, 1-12), lingua ufficiale dell’impero, la cui storicità è verosimile. Anche il cilindro di Ciro conferma (indirettamente) tale disposizione.

Secondo Flavio Giuseppe, che scrive però secoli dopo, gran parte degli Ebrei preferì restare a Babilonia. Il ritorno degli esiliati avvenne sotto la guida di Sesbassar, nome aramaico di Zorobabele che in seguito il re Dario fece diventare governatore della Giudea, con al fianco il sommo sacerdote Giosuè.

Attorno al 520-515 fu terminata la ricostruzione del tempio di Gerusalemme. In questo periodo furono attivi i profeti Aggeo, Gioele e Zaccaria che testimoniano la forte speranza messianica di una restaurazione della monarchia nella figura di Zorobabele, speranza poi non adempiuta. Il fallimento di questa profezia è all’origine del cosiddetto movimento apocalittico, nel quale si collocano le redazioni delle diverse apocalissi, fino al II secolo.

Nel 445 arrivò a Gerusalemme Neemia, inviato da Artaserse I, che fece ricostruire le mura della città e impedì i matrimoni misti con donne pagane. Cercò anche di incrementare la popolazione della città. Nel 398 arrivò a Gerusalemme Esdra, sacerdote anch’egli inviato dal re Artaserse II, che riaffrontò la questione dei matrimoni misti. Con un decreto del re la Torah, la cui compilazione definitiva era probabilmente già stata terminata al tempo di Neemia, divenne legge statale per gli Ebrei (Esdra 7, 12-16).

Le uniche fonti storiche sul periodo della dominazione persiana in Giudea sono il Libro di Esdra e quello di Neemia, che però forniscono solo le informazioni qui indicate, in un intervallo cronologico limitato.

Periodo Postesilico

Dopo il ritorno a Gerusalemme, e con l’approvazione e finanziamento persiani, venne completata la costruzione del Secondo Tempio nel 516 a.C. sotto la guida degli ultimi tre profeti ebrei Aggeo, Zaccaria e Malachia.

L’egemonia nella parte orientale del mondo mediterraneo si stava a quell’epoca spostando verso le civiltà classiche e lontano dagli egiziani, siriani e persiani. Alcuni cananei erano già diventati fenici e colonizzavano diverse aree del Mediterraneo meridionale, sviluppandosi fino a creare l’Impero Cartaginese. I greci nel frattempo stavano cominciando a espandersi verso est.

Dopo la morte dell’ultimo profeta ebreo e mentre ancora sotto il dominio persiano, la guida del popolo ebraico passò nelle mani di cinque generazioni successive di Zugot (“coppie di”) leader. Fiorirono prima sotto i persiani (provincia di Yehud Medinata) e poi sotto i greci: come risultato si formarono i farisei e sadducei. Sotto i persiani poi sotto i greci, le monete ebraiche furono coniate in Giudea come conio yehud (giudaico).

Periodo Ellenistico

Nel 332 a.C., i Persiani furono sconfitti da Alessandro Magno di Macedonia. Dopo la sua scomparsa e la conseguente divisione dell’impero di Alessandro tra i suoi generali, si formò il Regno Seleucida.

La cultura greca si diffuse verso l’est a causa delle conquiste alessandrine, ed il Levante non fu immune da questa diffusione culturale. Durante questo periodo, le correnti dell’Ebraismo furono influenzate dalla filosofia ellenistica sviluppatasi a partire dal III secolo a.C., in particolare tra la diaspora ebraica ad Alessandria, culminando con la compilazione del Septuaginta. Un importante sostenitore della simbiosi tra teologia ebraica e il pensiero ellenistico fu Filone.

Nel 332 a.C. Alessandro Magno, diretto verso l’Egitto, occupò la Palestina e con questo gli Ebrei in Giudea vennero quindi a contatto con la cultura ellenistica. Come anche per gli altri territori conquistati, Alessandro assicurò libertà di culto e riconobbe l’autorità del sommo sacerdote. Secondo Flavio Giuseppe è in questo contesto che si creò lo scisma con i samaritani, quando Alessandro concesse loro il permesso di costruire il tempio sul monte Garizim.

Alla morte di Alessandro nel 323, in accordo alle direttive della Spartizione di Babilonia, la Giudea passò sotto il dominio dei re Tolomei d’Egitto, i quali proseguirono la politica di tolleranza.

Nel 200 a.C. la Palestina fu conquistata da Antioco III, re seleucide di Siria, anche con l’aiuto degli Ebrei. Il re per ringraziamento garantì notevoli privilegi fiscali. I rapporti tra Ebrei e re ellenistici cominciarono a incrinarsi dal 187 quando Seleuco IV, in difficoltà finanziarie, saccheggiò il tempio di Gerusalemme (2Mac3 riferisce però che il tentativo fu mandato a vuoto da un intervento miracoloso di Dio).

È però con il successore Antioco IV Epifane (175-164) che si arrivò all’aperta rottura. Nel 169 saccheggiò il tempio. Nel 167 ordinò la costruzione di un altare a Zeus nel tempio e proibì la circoncisione e la celebrazione delle feste ebraiche, incluso il sabato, pena la morte. In questa opera di ellenizzazione forzata trovò appoggio in un forte partito filoellenista che comprendeva tra l’altro il sommo sacerdote.

Questa persecuzione antigiudaica scatenò l’opposizione degli Ebrei tradizionalisti che si definirono chassidim, i “pii”. Da questi gruppi derivarono probabilmente i farisei. La rivolta antiseleucide scoppiò a Modin, per opera di un sacerdote di nome Mattatia, un cui antenato si chiamava Asmoneo. Suo figlio Giuda, soprannominato Maccabeo (martello), divenne capo della resistenza e riuscì a conquistare Gerusalemme nel dicembre del 164. Il 18 dicembre di quell’anno riconsacrò il tempio, evento ricordato nella festa ebraica della Hanukkah (dedicazione). Antioco V (164-162), successore di Antioco IV, concesse un editto di tolleranza.

Il nuovo re Demetrio I (162-150) riprese la lotta uccidendo Giuda Maccabeo nel 161. A questi successe suo fratello Gionata (161-143) che ottenne nel 152 dal pretendente al trono seleucide Alessandro Balas l’autonomia per la Giudea e la carica di sommo sacerdote. In reazione a quest’ultima nomina si costituì probabilmente il gruppo degli esseni attorno al sommo sacerdote legittimo. Gionata fu ucciso a tradimento nel 143 e capo del movimento divenne un terzo fratello, Simone (143-134), anch’egli sommo sacerdote e governatore.

La guerra d’indipendenza dei fratelli maccabei è dettagliatamente raccontata nel Primo e Secondo libro dei Maccabei. Accenni si trovano anche in Giuseppe Flavio e altri storici

Nel 332 a.C., i Persiani furono sconfitti da Alessandro Magno di Macedonia. Dopo la sua scomparsa e la conseguente divisione dell’impero di Alessandro tra i suoi generali, si formò il Regno Seleucida.

La cultura greca si diffuse verso l’est a causa delle conquiste alessandrine, ed il Levante non fu immune da questa diffusione culturale. Durante questo periodo, le correnti dell’Ebraismo furono influenzate dalla filosofia ellenistica sviluppatasi a partire dal III secolo a.C., in particolare tra la diaspora ebraica ad Alessandria, culminando con la compilazione del Septuaginta. Un importante sostenitore della simbiosi tra teologia ebraica e il pensiero ellenistico fu Filone.

Regno Asmoneo

La rivolta dei Maccabei portò quindi alla formazione di un regno ebraico indipendente, conosciuto come la Dinastia Asmonea, che durò fino al 63 a.C.

Sebbene la Giudea raggiungesse l’indipendenza già nel 164 a.C. con la liberazione di Gerusalemme da parte di Giuda Maccabeo, è solo con il regno di Giovanni Ircano I (134-104), figlio di Simone Maccabeo, che ebbe inizio la vera e propria dinastia asmonea. Sotto il regno di Ircano vennero conquistati e convertiti forzatamente gli Idumei e si consolidarono i gruppi dei sadducei, farisei e forse anche esseni. Nel 128 distrusse il tempio dei samaritani sul monte Garizim. Successori:

Aristobulo (104-103), figlio di Giovanni. Conquistò la Galilea.

Alessandro Ianneo (103-76), fratello di Aristobulo. Scontratosi con i farisei, ne fece crocifiggere qualche centinaio attorno a Gerusalemme.

Salomè Alessandra (76-67), vedova di Alessandro.

Tale dinastia alla fine si disintegrò a causa della guerra civile tra i figli di Salomè Alessandra, Giovanni Ircano II e Aristobulo II. Il popolo, che non voleva essere governato da un re ma dal clero teocratico, fece appello in questo spirito alle autorità romane: seguì quindi una campagna romana di conquista e annessione, guidata da Pompeo che occupò Gerusalemme nel 63.