Danimarca

L’Occupazione della Danimarca è stata un’operazione bellica, avvenuta durante la seconda guerra mondiale, che si svolse in un solo giorno, il 9 aprile 1940, e che portò all’invasione ed all’occupazione del paese da parte delle truppe tedesche.
Dopo la fine delle operazioni ad est contro la Polonia, avvenuta il 6 ottobre 1939, Adolf Hitler aveva lanciato messaggi di pace alla Francia ed al Regno Unito, le quali, a seguito dell’invasione della Polonia, avevano consegnato alla Germania le rispettive dichiarazioni di guerra, ma le proposte tedesche furono decisamente respinte dai Primi ministri Édouard Daladier e Neville Chamberlain l’11 ed il 12 ottobre.
Il periodo che seguì vide una “preparazione” da ambo le parti per l’inizio di un’offensiva terrestre tedesca sul fronte occidentale, preparazione che fu tuttavia priva di significative operazioni, tanto da essere passata alla storia come la finta guerra. Il Consiglio Supremo Alleato decise di presidiare la linea Mosa-Anversa in caso di attacco tedesco attraverso il Belgio.
La Germania, con la direttiva n. 6 del 6 ottobre 1939, stabilì i piani di invasione della Francia, utilizzando la medesima strategia messa in atto durante la prima guerra mondiale, ossia la violazione della neutralità del Belgio e dei Paesi Bassi, piani che vennero tuttavia scoperti dalle autorità belghe il 10 gennaio 1940, a seguito di un incidente aereo che permise il recupero dei documenti segreti relativi al cosiddetto “caso giallo”; tuttavia anche a fronte di questo importante ritrovamento il Belgio non permise alle truppe inglesi e francesi l’attraversamento del confine per non offrire un casus belli alla Germania.
Più intensa fu l’attività sui mari: i tedeschi condussero una massiccia operazione di posa di mine magnetiche sulle rotte che portavano agli approdi per le navi inglesi, la corazzata tascabile Admiral Graf Spee, si autoaffondò nell’estuario del Río de la Plata, ritenendo impossibile uno scontro con forze navali inglesi erroneamente ritenute superiori, dopo una serie di nove affondamenti di naviglio mercantile nell’Oceano Atlantico, e sempre più intensa si proponeva l’attività degli U-Boot.
A metà di gennaio del 1940 Hitler decise, a causa delle difficoltà e del tempo necessario per spostare le divisioni e per la formazione di nuove unità corazzate, di rimandare alla primavera l’attacco ad occidente. Contemporaneamente, sia gli alleati che la Germania cominciarono a pensare a un attacco nella penisola scandinava; i primi per impedire ai mercantili tedeschi di costeggiare in sicurezza la Norvegia, rendendo difficoltoso l’approvvigionamento del ferro e del nichel provenienti dalla Svezia e dal nord della Norvegia, nazioni che avevano chiaramente manifestato la propria neutralità al conflitto; mentre i secondi intesero sia assicurarsi la protezione delle rotte navali, sia garantirsi dal pericolo che sarebbe derivato da un’occupazione britannica della Norvegia.
Il casus belli avvenne il 16 febbraio a seguito dell’incidente dell’Altmark: il vascello tedesco Altmark venne abbordato nello Jøssingfjord, ossia in acque territoriali norvegesi, dal cacciatorpediniere inglese HMS Cossack che, grazie alla sua azione, permise la liberazione di circa 300 prigionieri inglesi che si trovavano sulla nave, causando la morte di sette marinai tedeschi; alle proteste della Norvegia per la violazione delle sue acque territoriali l’Inghilterra rispose lamentando l’atteggiamento miope del governo di Oslo mentre il Führer accusò apertamente il paese scandinavo di connivenza con gli inglesi, a dispetto dei loro propositi di neutralità, decidendo definitivamente di dare il via all’Operazione Weserübung (Unternehmen Weserübung), l’attacco alla Norvegia, passando attraverso l’occupazione della Danimarca le cui direttive furono preparate il 19 febbraio e completate ai primi di marzo.
Il 13 marzo ebbe termine la guerra d’inverno tra Finlandia ed Unione Sovietica mentre in Francia ed in Inghilterra avvennero importanti cambiamenti in seno ai rispettivi Governi: in Francia, il 20 marzo, Paul Reynaud divenne Primo ministro al posto di Édouard Daladier, formando un Governo di guerra, ed in Inghilterra, il 3 aprile, Winston Churchill venne chiamato a presiedere il comitato dei ministri di difesa; in precedenza, il 28 marzo, il comando interalleato aveva ordinato di minare le acque costiere norvegesi e di occupare, dal 5 aprile, i porti della Norvegia occidentale, ed il futuro Primo ministro inglese ottenne il consenso del Governo per la posa delle mine nelle acque della Norvegia.
Ai primi di aprile la situazione iniziò a delinearsi: un contingente anglo-francese, originariamente organizzato per un aiuto mai realizzatosi alla Finlandia per il suo conflitto contro l’Unione Sovietica ormai conclusosi, salpò il giorno 7 alla volta della Norvegia ed il giorno dopo gli alleati informarono il Governo di Oslo della avvenuta posa delle mine nelle sue acque; il 6 aprile i primi contingenti tedeschi, a bordo di mercantili debitamente camuffati, avevano cominciato a dirigersi verso i porti norvegesi. Anche se l’esercito danese era stato avvisato dell’attacco, il permesso di preparare posizioni difensive venne negato e il governo di Copenaghen non volle dare ai tedeschi alcuna risposta diplomatica.
Le truppe tedesche iniziarono l’invasione dei due paesi alle 5.20 del 9 aprile; del corpo di spedizione, comprendente 7 divisioni di fanteria, 2 divisioni di montagna, un corpo d’armata aereo, più un grande dispiegamento navale, due divisioni di fanteria, sotto il comando del generale Leonhard Kaupisch, furono destinate all’invasione della Danimarca.
Le due divisioni, partendo dall’istmo di Schleswig-Holstein, punto di congiunzione dei due paesi, avanzarono rapidamente nella penisola dello Jutland, prendendo possesso del territorio e dei porti, mentre la capitale Copenaghen, sita nella maggiore delle isole dell’arcipelago danese, nella regione di Hovedstaden, fu occupata poche ore dopo lo sbarco del contingente tedesco.
Re Cristiano X di Danimarca, informato, la mattina stessa dell’invasione, dal proprio Ministro degli esteri di un’offerta, redatta dal Ministro Joachim von Ribbentrop, da parte della Germania di una “protezione da parte del Reich” che avrebbe dovuto garantire l’indipendenza e la neutralità del paese, firmò la capitolazione della Danimarca, di fronte al Generale Kurt Himer, alle ore 14.00 del 9 aprile, ritenendo insensata una resistenza che avrebbe certamente portato inutili lutti e distruzioni al paese; l’unico parziale diniego fu espresso dal generale William Wain Prior, Ministro della difesa e capo delle, di fatto inesistenti, forze armate danesi, ma sia il Re che gli altri membri di Governo evitarono di proclamare una mobilitazione generale; l’invasione della Danimarca si realizzò di conseguenza senza opposizione militare e senza spargimento di sangue, con solo qualche isolata sparatoria che causò in totale 16 morti e 20 feriti da parte danese e 20 feriti da parte tedesca.
Il trattato di pace che intercorse tra la Danimarca e la Germania consentì a Re Cristiano ed al suo Governo di rimanere in carica, con il solo ambasciatore tedesco a rappresentare gli interessi del Reich, con l’unica condizione reciproca di non compiere atti ostili contro le forze di occupazione da parte dei civili danesi e di non violare i diritti costituzionali danesi da parte degli occupanti.
Di grande significato per il popolo danese fu la scelta da parte del Re di non prendere la via dell’esilio, diversamente da quanto sarebbe accaduto successivamente in Norvegia e nei Paesi Bassi, e la sua presenza costante, rappresentata dalle sue quotidiane passeggiate a cavallo per le vie della capitale, divenne un simbolo del silenzioso atteggiamento passivamente ostile dei danesi.
Negli anni che seguirono tuttavia l’atteggiamento dei danesi iniziò a mutare: nell’estate del 1943 il comandante delle forze di occupazione, il generale Hermann von Hanneken, segnalò un crescente numero di sabotaggi nei cantieri navali e, dopo l’ordine, da parte delle autorità tedesche, di fare sorvegliare gli operai da guardie armate, nacquero spontanei una serie di scioperi che ridussero sensibilmente l’attività produttiva e l’ostilità verso le forze di occupazione culminò con l’attentato alla Sala delle Rappresentazioni di Copenaghen, fatta esplodere poche ore prima che venisse adibita ad alloggio per i soldati tedeschi.
Questo evento causò l’imposizione del coprifuoco, della legge marziale, che sarebbe stata mantenuta fino alla liberazione del paese, avvenuta nel maggio del 1945, e la deportazione in campi di prigionia dei sospetti e, a seguito di un’aggressione ai danni di un ufficiale tedesco, ed il conseguente rifiuto da parte dei danesi di consegnare i colpevoli, i tedeschi assunsero il controllo di tutte le principali installazioni civili del paese ed il Re fu posto agli arresti domiciliari; ci fu anche un tentativo da parte dei tedeschi di impadronirsi della piccola flotta danese, ancorata nel porto di Copenaghen, ma 29 navi furono autoaffondate ed altre 13 ripararono in porti svedesi neutrali.